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Il volume, dedicato all’abbazia di Badia a Settimo (Firenze), ripercorre una storia lunga mille anni: risale infatti al 1011 il primo documento che attesta la presenza di un monastero, fondato dal conte Lotario dei Cadolingi. Le vicende di Settimo sono così ricollegate a quelle della città di Firenze, con cui fu in profondissimi rapporti. Sono inoltre descritti i tesori artistici contenuti nella Badia, come lo splendido altare dell’opificio delle pietre dure e le opere Ghirlandaio e della sua scuola, che la rendono un tesoro di cultura e tradizione, un patrimonio non soltanto fiorentino ma italiano ed europeo. Fondata nei pressi del fiume Arno – già navigabile nell’XI secolo – e sul crocevia di importanti vie, nel corso dei secoli l’abbazia accolse i pellegrini e immagazzinò enormi quantità di derrate alimentari, provenienti dalle sue proprietà terriere bonificate e dai principali scali commerciali. Centro irraggiatore della cultura (possedeva ben 150 volumi in parte manoscritti in loco), nel 1236 passò ai Cistercensi che vi portarono la sensibilità all’arte senese e a quella francese, proseguendo un cammino di apertura a culture lontane che già era presente nel periodo protoromanico. Nel 1783 avvenne la dolorosa separazione tra parte parrocchiale e privata. Pietro Leopoldo, nell’atto di scioglimento dell’Ordine cistercense, soppresse e smembrò il monastero.
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