Con prefazione di Francesco Ricci
Dodici istantanee. Dodici storie diverse tra loro che restituiscono la fotografia di una società come la nostra in cui si disperdono, confliggono, parlano senza ascoltarsi, molteplici “io”. Quello di Elisa Mariotti è un libro nel quale la vita si rispecchia e si riconosce, anche se l’immagine che ne risulta è costituita in prevalenza dalla violenza (individuale e di gruppo), dalla maternità vanamente inseguita o negata, dall’incomunicabilità, dalla precarietà del lavoro, dall’isolamento, dalla morte che recide vite in fiore. I personaggi che incontriamo appaiono fragili, ma sanno trovare riserve di forza inaspettate per provare a cambiare prospettiva e raggiungere così il giro di boa; sanno leggersi dentro per cercare le risposte ai dubbi esistenziali che li tormentano, anche se questo comporta una faticosa presa di coscienza; si scoprono soli e, soli, provano a salvarsi. Con una scrittura scarna ed essenziale, l’autrice ci accompagna nelle vite di Cloè, Giorgio, Giulia e dei protagonisti dei suoi racconti per dimostrare che la salvezza è difficile – perché legata alla tenacia del singolo individuo -, ma non preclusa. Disillusione e amarezza lasciano sempre il passo alla speranza, senza la quale, parafrasando Eraclito, sarebbe impossibile trovare l’insperato.
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