Per una storia della cultura manoscritta in età moderna
Presentazione di Giorgio Montecchi
È di recente cronologia il dibattito intorno al valore contemporaneo della scrittura a mano. In un’epoca dominata dall’interconnessione, nell’intreccio continuo tra le nostre vite e i nostri dispositivi elettronici, immersi in un’infosfera digitale sempre più pervasiva, sembra curioso domandarsi se sia ancora utile e necessario riferirsi alla scrittura ‘manuale’ come strumento indispensabile per ‘comunicare’. In tal senso, certi segnali captati da alcuni paesi (Finlandia, USA), nelle quali l’insegnamento della scrittura a mano è assai ridimensionato, quando non del tutto abolito, sono elementi tanto preziosi quanto preoccupanti, da portare all’attenzione collettiva. Eppure le neuroscienze si affrettano ad affermare che la scrittura a mano stimola particolari zone del cervello, ci rende più attivi e più creativi; al contempo, si stanno affermando sempre di più studi e corsi di calligrafia, di grafo-terapia e altro ancora. Al lettore non sfuggirà, fin d’ora, che orientarsi in un panorama così contraddittorio e stimolante non sia facile. La penna in mano affronta queste e altre dinamiche, cercando non solo di fare il punto della situazione, ma evidenziando mancanze, indicando ipotetiche strade da percorrere e dimostrando l’assoluta necessità di fondare una disciplina (o una meta-disciplina) che dia autorità, continuità e scientificità a tutti questi aspetti della cultura scritta.