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La Grancia di Montisi

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N.pagine

228

Anno

2016

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La Grancia di Montisi

Esiste un edificio nella provincia meridionale senese, più che un’architettura un piccolo borgo,  adagiato sui colli tra la val d’Asso, la val d’Orcia e le Crete ormai da più di sette secoli: la Grancia di Montisi. Il suo nome è legato al grande Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena, che su queste strutture erette per conservare e difendere i prodotti della terra basò la propria ricchezza e influenza per centinaia di anni. In origine fortilitium della consorteria dei Cacciaconti (XIII sec.), è  riapparso nelle pergamene citato come chasamentum di Bindo Petroni (XIV sec.), primo notaio del papa.La grancia montisana in quegli anni prese a configurarsi come quella “bella fortezza di palazzo” che, dotatasi di lì a poco di una superba torre ‘coronata’ direttamente ispirata al Mangia senese (oggi non più presente perché minata nel giugno 1944 dalle truppe tedesche in ritirata) proiettò sino agli estremi confini del contado l’eco degli ultimi quanto straordinari decenni del governo dei Nove. Fu in questa formidabile stagione che Bindo elesse la grancia di Montisi come propria residenza e dimora di campagna. Un chasamento con antiporti, giardino e vigna, che rispecchia la sua immagine in quella che domina i terreni coltivati del Buongoverno di Ambrogio Lorenzetti (1339), proprio ai piedi della fanciulla alata Securitas. La Grancia fu, oltre che fattoria ospedaliera, anche fortezza e baluardo della pubblica libertà: così nella metà del Cinquecento fu tra i pochissimi luoghi che difesero fino in fondo l’indipendenza della Repubblica senese, ospitando al suo interno gli abitanti del borgo di Montisi prima di riparare a Montalcino. Attualmente proprietà della famiglia Mannucci Benincasa, mantiene oggi l’antica vocazione di azienda agricola, assieme ai ricordi di un passato secolare, suffragati da numerose fonti e documenti inediti. Un monumento architettonico dove si trovò a operare una scuola di maestranze che rese grande la città di Siena, fornendogli l’immagine d’immutabile bellezza che identifica ancora oggi quell’eccezionale stagione medievale in cui fu protagonista.

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Casa Editrice

Anno

2016

N.pagine

228

Formato

17X24

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