La “Gran Botta” del 1430 sul fiume Serchio fra Lucchesi e Fiorentini
Nella seconda metà del ʻ900 la posizioneLa ʻGran bottaʼ del 1430 sul fiume Serchio tra Lucchesi e Fiorentini offre al lettore lʼarticolazione della storia, ma non tanto quella ufficiale vissuta dai potenti e dagli stessi scritta, quanto quella vista e vissuta direttamente dal popolo e che non è stata mai riportata né dai cronisti contemporanei, né dagli storiografi dei secoli successivi. è, insomma, la storia delle tribolazioni quotidiane di un popolo rassegnato a soffrire e che non sapeva distinguere il male minore tra la carestia, la miseria, la peste, gli straripamenti del Serchio o lʼarrivo di un esercito di pisanacci o di maliditti fiorentini. Era un popolo consapevole della propria precarietà e disposto anche ad accettarla supinamente. Ma una cosa quel popolo non avrebbe
mai permesso e per quella cosa era pronto a combattere e a trovarsi tuttʼuno con quella parte cittadina ricca e nobile di Lucca drento: era la libertà per Lucca, la libertà per la propria patria.