Dio scelse la musica per misurare il tempo, perché tempo essa stessa, e Johann Sebastian Bach ne divenne il suo più perfetto misuratore. Il dialogo fra loro avviene attraverso la musica, e con linguaggi cifrati e segreti che trovano nel numero 14 e nel nome B.A.C.H. il metodo per comunicare fra uomo e Dio. Il Kantor maximus dal rigore proverbiale, può apparire sorprendente: è infatti autore di opere di segno opposto, dalla multipolarità creativa estrema. Alcuni suoi lavori codificano procedure spietatamente rigorose, che rivelano il suo genio speculativo e geometrico e la sua visione architettonica (l’Offerta musicale, le Variazioni Goldberg, il Canone Enigmatico, L’Arte della fuga). Altri si caratterizzano per la massima libertà inventiva (Fantasia cromatica, i Preludi del Clavicembalo ben temperato, i Concerti). C’è poi il Bach liturgico (Cantate, Oratori, Passioni, Messe), a cui si contrappone il Bach profano (Cantate profane); c’è il Bach luterano dei Corali, e quello che dedica la Messa in Si minore al re cattolico Federico Augusto di Polonia. C’è il Bach strumentale e quello orchestrale, il Bach canonico e quello giocoso dei quodlibet. C’è poi il Kantor seduttore, quello delle Suites, che si configurano come il vero Parlamento danzante dell’Europa unita del Settecento. Nei Preludi e Fughe del Clavicembalo ben temperato egli coniuga “anima et corpo” e unisce indissolubilmente libertà e rigore. Bach è l’uno e l’altro. C’è infine il Bach segreto, che parla con l’Essere supremo attraverso simboli e numeri, e che sorprendentemente affida alle arti figurative il messaggio musicale contenuto nel Canone enigmatico. È un grande gioco di specchi: nei numeri segreti del princeps musicae c’è forse la prova dell’esistenza di Dio.