Jennifer stava riposando magnificamente, pensava al suo giardino e alle due borsette di pelle comprate il giorno prima. Non erano cose di eccessiva importanza per Robert, ma lei sembrava che vivesse di queste piccole cose, erano i bocconcini prelibati che le allietavano la vita. I pensieri lasciarono pian piano la mente, sbadigliò e si assopì sul divano, lasciando distrattamente scivolare la mano a terra. Robert era intento a fare uno spuntino accompagnato da una tazza di tè, e dalle mille preoccupazioni che gli portava il suo mestiere stesso: un detective privato come molti altri in Inghilterra, che passavano la loro vita scervellandosi qua e là forse più per passione che per denaro.
«Jennifer? Dove è andato Cristian? Ehi! Dico a te!»
Robert entrò in sala, e nel vederla così stesa sul divano fu preso da una stretta al cuore, era del tempo che non provava più certe sensazioni. Le baciò dolcemente il collo, sfiorandole lievemente la bocca con le dita. Jennifer aprì i begli occhi da cerbiatto che si incontrarono con i suoi.
«Ehi tesoro, cos’hai? Sei un po’ pallida e sudata…»
«Infatti, non mi sento molto bene, ho un forte mal di testa…»
Ma di colpo… nella maniera più assurda… un urlo terrificante squarciò l’aria della stanza… Robert istintivamente impugnò la sua inseparabile pistola, e balzando in piedi si girò di scatto precipitandosi in un baleno alla finestra, l’aprì e guardò fuori: niente di niente. La donna vicina, Diana, stendeva i panni nel giardino accanto borbottando tra sé e sé, e il figlio Cristian era tutto preso nel riempire il rimorchio del suo camioncino con la ghiaia della strada. Tutto questo si svolse nel giro di pochi secondi….