Un viaggio a ritroso ma anche in avanti, a caccia di nuovi orizzonti, è ciò che i versi di questa raccolta poetica raccontano con tono sempre pacato, talvolta assorto, senza mai cadere nei tranelli dell'introspezione e dell'autobiografismo incapace di cogliere la dialettica necessaria tra sé e il mondo. Le isole a cui allude il titolo sono quelle di John Donne, un abbaglio, un'illusione perversa che ci vorrebbe senza relazioni gli uni con gli altri, ma sono anche le tappe del nostro andare, approdi momentanei, che guardati a distanza di tempo e di spazio si arricchiscono di significati insospettati.
Stefania Pellegrini usa una lingua composta e misurata, venata di arcaismi che volutamente richiamano alla mente poeti sempre amati e impossibili da dimenticare, i cui versi ci hanno traghettato inesorabili in questo inquieto XXI secolo, minimalista ed eccessivo allo stesso tempo.
La natura, il paesaggio sono le lenti attraverso le quali, poesia dopo poesia, un'intera vita viene vista, ricostruita, raccontata, affondando senza timore nelle emozioni, nei sentimenti a cui apparteniamo e che ci appartengono, che lo si voglia o meno. Nostalgia, rimpianto, stupefazione che si rinnova a ogni cambio di stagione, gioia indistinta di esserci, qui e ora, compongono un itinerario di ricerca che accomuna tutte e tutti noi, instancabilmente votati a dare un senso, anche solo provvisorio, alle nostre azioni e alle nostre esperienze.