Nonostante Guido Gianni (1926-2006) sia stato autore prolifico – in buona parte editore di se stesso -, le sue opere di narrativa non hanno avuto una circolazione corrispondente al loro valore. Così, si è colto il pretesto di un recupero delle memorie risorgimentali, in coincidenza con il 150° dell’unificazione dell’Italia, per ripubblicare due storie, costruite intorno al passaggio nel territorio grossetano dell’impresa dei Mille, pregevoli per raffinatezza e ironia, lontane dal linguaggio delle retoriche celebrative. Accanto ai due racconti Talamone 1860 e Il baule di Nullo, un repertorio delle opere e contributi di memoria disegnano intorno al nostro autore una cornice, utile a sollecitare una rilettura della sua produzione narrativa e dell’ambiente in cui si mosse. Le note storiche rispondono invece all’intenzione di interrompere la consuetudine di rappresentare il Risorgimento in Maremma in prevalenza attraverso i luoghi del passaggio della “grande storia”. Partendo dai molti vuoti di conoscenza ancora esistenti, soprattutto sul capoluogo, Grosseto, emergono nuove domande e la prospettiva di ottenere chiavi interpretative delle trasformazioni della Maremma nel lungo tempo che va dal Granducato lorenese al presente.
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Nonostante Guido Gianni (1926-2006) sia stato autore prolifico – in buona parte editore di se stesso -, le sue opere di narrativa non hanno avuto una circolazione corrispondente al loro valore. Così, si è colto il pretesto di un recupero delle memorie risorgimentali, in coincidenza con il 150° dell’unificazione dell’Italia, per ripubblicare due storie, costruite intorno al passaggio nel territorio grossetano dell’impresa dei Mille, pregevoli per raffinatezza e ironia, lontane dal linguaggio delle retoriche celebrative. Accanto ai due racconti Talamone 1860 e Il baule di Nullo, un repertorio delle opere e contributi di memoria disegnano intorno al nostro autore una cornice, utile a sollecitare una rilettura della sua produzione narrativa e dell’ambiente in cui si mosse. Le note storiche rispondono invece all’intenzione di interrompere la consuetudine di rappresentare il Risorgimento in Maremma in prevalenza attraverso i luoghi del passaggio della “grande storia”. Partendo dai molti vuoti di conoscenza ancora esistenti, soprattutto sul capoluogo, Grosseto, emergono nuove domande e la prospettiva di ottenere chiavi interpretative delle trasformazioni della Maremma nel lungo tempo che va dal Granducato lorenese al presente.
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