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In Cina Storia ebraica e Storia coloniale si sono intrecciate in maniera complessa. Risale al VI secolo a. C. la presenza di ebrei in Cina. A Tien Tsin (attuale Tianjin) – concessione coloniale italiana, prediletta da Ciano, premio per la partecipazione alla guerra contro i Boxer – alla piccola comunità ebraica pre-esistente si aggiunsero, negli anni della Shoah, migliaia di ebrei fuggiti dall’Europa. Lì, come a Shanghai e altrove in Cina, essi trovarono rifugio. Quando la maggior parte dei paesi del “mondo civilizzato” negava aiuto agli ebrei, il popolo cinese apriva loro le porte. In quei lembi di Estremo Oriente il concetto di antisemitismo è sconosciuto. Attraverso una serie di saggi interculturali critici delle logiche coloniali questo libro rende conto della complessità di vicende storiche, culturali e umane, azzardando comparazioni e corrispondenze omeomorfe che riducono di fatto le distanze tra mondi, Occidenti e Orienti, tenuti distanti dalle distorte logiche orientalistiche coloniali. Tanta complessità permea la memoria di quanti la hanno vissuta, e ricor data nelle interviste riportate.
Testi di G. Marco Cavallarin, Aglaia De Angeli, Ludovica De Courten, Barbara Henry e
Jérôme Pauchard. Prefazione di Nicola Labanca
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