Perché leggere questo saggio su Giacomo Puccini quando è stato scritto tutto su di lui? Perché è stato un uomo dalle mille sfumature che non saranno mai scoperte a sufficienza: prodigo e taccagno, scanzonato e malinconico, cacciatore di selvaggina e di donne, elegante ma desideroso di abiti comodi nella sua “Tordellago”, permaloso anche nell’amicizia, afflitto dal “mal del calcinaccio” per le sue ristrutturazioni edilizie, desideroso di celebrità ma refrattario ai ricevimenti… in definitiva un uomo complesso che ha avuto il dono di essere stato toccato “dal dito mignolo di Dio”.
Come scrive Lodovico Gierut nella postfazione “Marilena Cheli Tomei con questo scritto ci consegna un vero e proprio documento che unisce il pubblico e il privato del grande Maestro, sviluppando una tematica che coinvolge tutti nel corso della vita. L’amicizia è un sentimento che, come l’amore, può essere soggetto a interruzioni. Così è accaduto anche a Puccini, dalle cui lettere traspare vivo il dolore o il risentimento che quei momenti di crisi gli hanno procurato”.
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