Introduzione di Marco Vichi
Prefazione di Guidalberto Bormolini
Ci sono domande che non hanno una risposta univoca. Se si chiede a qualcuno cosa pensi della Giustizia o della Sanità questo sicuramente risponderà portando a esempio le sue esperienze con la Giustizia e le sue esperienze con la Sanità. Nessuno sa o può dare una risposta globale, sistemica, perché ciascuno la dà alla luce di quanto abbia vissuto. E’ il problema della testimonianza: si crede e si giudica solo ciò di cui siamo stati testimoni. Ed è il problema delle fonti: al mondo d’oggi se non si ha esperienza diretta di un fenomeno ci facciamo un’idea delle cose leggendo sensazionali spiegazioni su internet. Questo libro offre una testimonianza particolare: il punto di vista di un rianimatore da tempo e di conseguenza in prima linea anche nel periodo appena trascorso, al netto di tutto quello che non può essere condiviso (pensieri osceni, dolori indicibili, tragedie immani e episodi irraccontabili). E’ “semplicemente” un raccolta intima, di riserve, di sogni, di libere associazioni, senza giudizi o morali perché capire o cercare di capire è un processo di costruzione delicato.
"Il libro di Landucci si offre a noi lettori come il resoconto appassionato di un medico umanizzato, di chi riconoscendo la propria umanità, la propria personale vulnerabilità e finitudine – primissima tappa di ogni processo di umanizzazione delle cure – è stato in grado di vederla nel paziente che è stato tra le sue braccia, che è preso a cuore. E questo dato sorprende ancor di più se si considera che, essendo un rianimatore, ha operato soprattutto nell’intubare – termine ormai tristemente noto a tutti – pazienti con gravi difficoltà respiratorie generate dalla malattia da Covid-19, tentando, con tutti i mezzi a sua disposizione, di entrare in relazione con ogni persona in maniera integrale, anche quando la comunicazione tecnicamente era difficile o quasi impossibile. Queste storie servono a questo: a ricordarci che quegli uomini e quelle donne sono un’interezza misteriosa".
Padre Guidalberto Bormolini
“Scrivere è un’operazione alchemica che trasforma le tensioni accumulate in pagine per gli altri… Ma quando si racconta qualcosa che si è vissuto, che ci ha attraversato, che magari ci ha preso a pugni, è anche un modo per prendere il toro per le corna e guardarlo negli occhi, per fare chiarezza…”.
Marco Vichi