Nel libro della Natura sta già scritto, a caratteri da prima elementare, ciò che, quando saremo cresciuti, distilleremo con gli occhiali della scienza, della psicanalisi, o magari della poesia. E allora occorre tornare a quell’essenziale alfabeto, ricomporre da lì l’universo, dentro e attorno a sé, dal «cantare anarchico degli uccelli» alla «vela di luna» e al «lento flottare delle stelle». Nell’apparente assenza di eventi, accadono invece cose istruttive e «importantissime», come l’accordo che viene maturando fra la volta stellata e un manto di lucciole. Il poeta si è arroccato fra gli olivi, i poggi – battuti a volte dalle intemperie –, i vasti spazi di una campagna-teatro su cui i singoli giorni recitano un loro umile, consolidato copione. Con tutto il rispetto del mondo, Ranieri ne viene registrando le battute, riproponendole in ventotto variazioni, con l’intonazione ‘da camera’ della propria voce musicale. E il pittore Vittorio Fosi, con altrettanto nobile rispetto, segue Ranieri in queste sue modulazioni. Convoca un tuono nero a rotolare sui gialli campi chiusi da un’impressione di Siena. Ritaglia con una attonita, onirica sagomatura bianca l’argento che quella «vela di luna» diffonde sul silente notturno. Un istante dell’universo ha preso improvvisamente a dilatarsi, diffondersi, rifrangersi, sull’ala di un’arte semplice e volutamente pudica, e nel più ampio album di altri istanti sottratti in via di Fornicchiaia all’oblio.
(dalla prefazione di Alessandro Fo)
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Nel libro della Natura sta già scritto, a caratteri da prima elementare, ciò che, quando saremo cresciuti, distilleremo con gli occhiali della scienza, della psicanalisi, o magari della poesia. E allora occorre tornare a quell’essenziale alfabeto, ricomporre da lì l’universo, dentro e attorno a sé, dal «cantare anarchico degli uccelli» alla «vela di luna» e al «lento flottare delle stelle». Nell’apparente assenza di eventi, accadono invece cose istruttive e «importantissime», come l’accordo che viene maturando fra la volta stellata e un manto di lucciole. Il poeta si è arroccato fra gli olivi, i poggi – battuti a volte dalle intemperie –, i vasti spazi di una campagna-teatro su cui i singoli giorni recitano un loro umile, consolidato copione. Con tutto il rispetto del mondo, Ranieri ne viene registrando le battute, riproponendole in ventotto variazioni, con l’intonazione ‘da camera’ della propria voce musicale. E il pittore Vittorio Fosi, con altrettanto nobile rispetto, segue Ranieri in queste sue modulazioni. Convoca un tuono nero a rotolare sui gialli campi chiusi da un’impressione di Siena. Ritaglia con una attonita, onirica sagomatura bianca l’argento che quella «vela di luna» diffonde sul silente notturno. Un istante dell’universo ha preso improvvisamente a dilatarsi, diffondersi, rifrangersi, sull’ala di un’arte semplice e volutamente pudica, e nel più ampio album di altri istanti sottratti in via di Fornicchiaia all’oblio.
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