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Uno dei principali elementi storiografici che attraversano gli oltre 20.000 titoli che costituiscono la bibliografia rosminiana fa capo alla sua assunzione critica del trascendentalismo di Kant e dell’idealismo di Hegel. Il continuo dialogo teoretico che Rosmini intesse con l’intero pensiero Occidentale – dai presocratici al suo contemporaneo Schelling – ha indotto diversi rappresentanti della neoscolastica più ripetitiva e sterile a erigere contro la sua immane nuova enciclopedia filosofica critiche e detrazioni. L’Autore ricostruisce e confuta alcuni fondamentali termini teoretici dei problemi che le hanno supportate, sulla linea nitidamente segnata e sviluppata da Sciacca a partire dagli anni Trenta. Le analisi critiche dell’Autore si appuntano principalmente sui problemi dell’oggettività gnoseologica, della percezione intellettiva e delle «forme dell’essere», dell’«essere ideale», del principio corporeo e della struttura triadica del dinamismo ontologico. La costante delle sue interpretazioni è l’assunzione dell’accezione sciacchiana della «contemporaneità» della verità secondo la dinamica in forza della quale nessun progresso umano è possibile se non come scelta e riarticolazione continuamente nuova di elementi essenziali, come tali perenni, di verità ‘scoperte’ nel passato.
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