Non chiamateli incidenti
Appare fondamentale affrontare e ribadire la verità che sta alla base della strage stradale, sulla quale viene operato un diniego del problema. Si tratta di una vera e propria rimozione psicologica collettiva della strage stradale: si cerca in tutti i modi di non considerare il dolore immenso che essa produce, per poter continuare, in tutta tranquillità, a tenere comportamenti sbagliati, come se il dolore fosse un prodotto inevitabile della circolazione stradale. Clelia Formiconi e l’intero movimento Strada alla vita che ha creato, contestano tale “fatalismo”, convinti della necessità di cambiare stile di vita e di vivere la strada come il primo luogo delle relazioni sociali, basate sulla democrazia dello spazio comune ed il rispetto degli utenti deboli. La prima causa dell’incidentalità stradale sono i comportamenti umani: bisogna assolutamente insistere sull’affermazione di una cultura della strada, oggi inesistente. La ricerca empirica evidenzia le criticità dell’educazione stradale a scuola. La scuola non può essere lasciata sola: sono necessari finanziamenti adeguati ed un cambiamento di prospettiva. Attualmente l’educazione stradale non ha pari dignità con le altre discipline e necessita di una vera programmazione e di programmi curriculari con insegnanti interni alla scuola stessa. La Nuova mobilità può essere sviluppata con nuove prospettive integrate con il territorio ed un cambiamento degli stili di vita. Ed i giovani possono diventare il motore di questo cambiamento perché, come dicono loro, “spesso sono gli adulti a dare il cattivo esempio”.