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Badia Elmi, monastero benedettino sorto per volontà di Adelmo di Suppo e di sua moglie Gisla agli inizi del secolo XI, fu patronato dell’episcopio volterrano e nel 1073 divenne un chiostro camaldolese. Rimase poi nell’ambito di questa famiglia regolare, in quanto dipendenza del cenobio fiorentino di Santa Maria degli Angeli, fino alle soppressioni degli enti ecclesiastici condotte alla fine dell’età moderna. Il volume ripercorre, attraverso alcuni saggi affidati a singoli specialisti, le vicende storiche, l’evoluzione architettonica e il corredo artistico della fondazione, la quale emerge in tutto il suo rilievo nel panorama monastico della Valdelsa medievale e moderna, sia come antico centro di vita religiosa che quale azienda rurale e struttura produttiva. Situata lungo la via Francigena e presso la strada che univa Certaldo a San Gimignano, la badia, con la sua dedicazione al Santo Sepolcro, fu un luogo di preghiera importante a livello locale evocante suggestioni che rimandavano alla Terrasanta. Forte di una presenza plurisecolare, essa ha tracciato un segno indelebile nel territorio sul quale ha insistito lasciando tracce che dopo una lunga stagione di oblio era giusto tornare a conoscere e a rivalorizzare.
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