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Vicende culturali, ma soprattutto umane e personali, dei grandi e piccoli artisti che operarono tra la seconda metà dell’800 e la prima del ‘900
Il libro è ambientato nel “nuovo” luogo dove, a partire dalla metà dell’Ottocento, l’arte comincia a prender vita: il caffè. Qui la discussione è ininterrotta, gli incontri si traducono in animati dibattiti o terminano in farsesche burle e spesso si assiste alla nascita di una giovane rivista o di un movimento rivoluzionario. Dai locali parigini come il “Lapin Agile” e “Les Closeries des Lilas” si passa a quelli italiani come i fiorentini “Caffè Michelangelo” e “Le Giubbe Rosse” o il romano “Aragno”, spazi in cui si può leggere, conversare e talvolta scroccare qualche pasto, tendendo l’orecchio alle notizie più recenti.
Fabrizio Misuri propone un percorso attraverso svariati aneddoti e curiosità, che invogliano a soffermarsi per osservare da un lato la vita che si conduceva nei cabarets parigini, dall’altro il buonumore o la ritrosia degli osti fiorentini. Per cogliere la particolarità e il valore di quest’opera occorre risalire all’intenzione prima dell’autore – non uno storico dell’arte ma un collezionista appassionato – di raccogliere testi ed episodi intorno alla vita dei suoi artisti preferiti. Non un nuovo saggio da aggiungere alla sterminata bibliografia sull’argomento ma quasi un romanzo, scritto da un uomo guidato esclusivamente dal proprio amore verso l’arte e dal proposito di intrecciare le vicissitudini personali dei suoi “protagonisti” con quelle di un’epoca di grande fermento artistico.
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