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Vita da foreign fighter. Tabish Khair racconta in un libro la storia di “Jihadi Jane”

Firenze

04/10/2018

Da Londra alla Siria per raccontare la storia di una foreign fighter. E’ la storia raccontata nel libro “Jihadi Jane” (Foschi Editore) di Tabish Khair che sarà presentato venerdì 5 ottobre al Libraccio di Firenze (ore 18). Presentano il libro Adalinda Gasparini, traduttrice e Benedetto Ferrara giornalista. Introduce Edoardo Rialti. Letture di Laura Cioni.

Il libro - I luoghi del romanzo sono la Siria e l’Inghilterra, il paese nel quale le protagoniste sono cresciute: l’esperienza di migranti musulmani in Europa è al centro del libro. Un terreno familiare per Khair, musulmano e indiano, che da lungo tempo vive in Danimarca, dove insegna all’Università di Aarhus. Ma essere un europeo di origini musulmane non basta per saper comprendere le motivazioni e gli scopi di chi si è unito ai jihadisti in Siria: il jihadismo contemporaneo è, dopo tutto, un fenomeno di culto lontanissimo dalla grande maggioranza dei musulmani europei. Se il romanzo è così ricco di dettagli convincenti, è perché è stato preceduto da molte ricerche. Eppure queste ricerche sono  solo un aspetto dell’esperienza di vita di Tabish, che è la vera fonte delle sue intuizioni più importanti sul fenomeno del jihadismo. Essendo lui stesso insegnante, comprende, come pochi altri, che i successi e i fallimenti di varie forme di educazione sono al centro del fondamentalismo contemporaneo: la parola talebano, taliban, è dopo tutto il plurale di talib, studente.

L’autore - Nato e cresciuto in un paese indiano, nella regione del Bihar, India, Tabish Khair ha pubblicato numerosi libri di poesie, cinque romanzi – già tradotti in molte lingue – e saggi letterari, non solo sulla letteratura inglese, materia che insegna all’Università di Aarus, Danimarca, dove vive. Tra i suoi numerosi premi, ricordiamo l’All India Poetry Prize – assegnato dalla Poetry Society e dal British Council. Descrive se stesso, nei saggi come nelle poesie e nei romanzi, come appartenente alla lunga, oscura e complessa storia del cosmopolitismo delle piccole città, e mette in questione il discorso dominante, che parla di globalizzazione metropolitana.
 

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