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Una fuga per tornare a sperare. L’isola dalle ali di farfalla raccontata da Tito Barbini e Paolo Ciampi

Firenze

09/06/2020

Due affermati scrittori di viaggio e una fuga per tornare a sperare. È in libreria il libro “L’isola dalle ali di farfalla” (Edizioni Spartaco), scritto da Tito Barbini e Paolo Ciampi. Una tana sicura nelle Cicladi per l’uno, il silenzio degli Appennini per il secondo: così diversi, così lontani, uniti tuttavia dall'amore per i viaggi, l'andare reale e letterario, la testa alle utopie di una stagione che non ha mantenuto le sue promesse, entrambi feriti da un’Italia che sembra aver smarrito il senso della propria identità e della propria storia. Ma fermarsi è pensare, recuperare, per poi riprendere a lottare.

Il libro - Un’isola della Grecia, baie solitarie e sentieri di pastori all’interno: Astypalea, può essere questo l’altrove per leccarsi le ferite e scappare dalle delusioni. È il posto che Tito, uomo da sempre appassionato di politica, sceglie per fuggire da un’Italia dove non si riconosce più, segnata dall’intolleranza, dal pregiudizio. Ma ancora una volta non resiste alla tentazione di scrivere a Paolo con cui, malgrado l’età e i punti di vista diversi, da anni si confronta. Il loro è un canto e controcanto, tra richiami all’arte e alla poesia, mai banali, un pugno nell’ombelico della ignoranza diffusa e sempre in cattedra in un Belpaese dimentico della sua storia di approdo e di accoglienza dei sogni di gran parte dell’Eurasia antica e moderna. Sono cartoline da un’isola remota, messe l’una dietro l’altra, un autentico filo di Arianna per uscire dal labirinto e dal buio di un tunnel, un luogo angusto dove i confini contano più degli spazi aperti. Ma anche una conversazione sulle possibilità e sulle utopie, che diventa il terreno ideale per coltivare un’idea di futuro. Perché è quando le cose vanno peggio che si può davvero ripartire. «Vorrei sentirmi addosso questo uscire che è entrare, questo partire che è lasciare per diventare altro, che è perdersi e quindi forse ritrovarsi. E questa libertà, questa pienezza: vele gonfie di vento e una rotta che asseconderemo».

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