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“Un inverno in versi” da Omero a Neruda. Intervista allo scrittore Francesco Ricci

24/06/2013

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Un volume che raccoglie e commenta alcune delle pagine più belle della letteratura mondiale: da Omero, Callimaco e Virgilio a Giovenale, Petrarca e Michelangelo; da Ariosto, Tasso e Foscolo a Leopardi, Kavafis, Hikmet e Neruda, fino a giungere ai primi anni del XXI secolo. Si tratta di “Un inverno in versi” (Becarelli), l’ultimo libro di Francesco Ricci, professore di Letteratura italiana e latina presso il Liceo Classico Enea Silvio Piccolomini di Siena. Nei suoi studi Francesco Ricci si è occupato in particolare del Quattrocento latino e volgare e del Novecento. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: “Il Nulla e la Luce. Profili letterari di poeti italiani del Novecento” (Edizioni Cantagalli), “Alle origini della letteratura sulle corti: il De curialium miseriis di Enea Silvio Piccolomini” (Accademia Senese degli Intronati), “La poetica di Idilio Dell’Era” (Feeria), “Amori novecenteschi. Saggi su Cardarelli, Sbarbato, Pavese, Bertolucci” (Editrice Zona), e con Silvio CiappiAnime Nude. Finzioni e interpretazioni intorno a 10 poeti del Novecento” (Mauro Pagliai Editore).

Francesco Ricci, come è nata l’idea di questo libro?
“Il merito è tutto di Gabriella Guaiti, titolare della libreria Becarelli, che ha avuto il coraggio di esordire nel mondo dell'editoria con un libro che raccoglie e documenta gli incontri dedicati alla poesia, ciascuno organizzato a partire da un tema (l'amicizia, la città, il viaggio, l'amore, il silenzio, l'omosessualità, la poesia civile, la notte), che si sono tenuti proprio nella sua libreria nel corso dell'ultimo inverno”.
Il volume affronta la letteratura da Omero ai poeti del XXI secolo. Quali sono gli aspetti che accomunano tra di loro opere così distanti nel tempo?
“Accanto alle affinità, talora vere, e proprie identità tematiche, la specificità della poesia (e dunque anche delle poesie presenti in “Un inverno in versi”) e, più in generale, del linguaggio letterario, come ha ricordato di recente Guido Paduano, è l'avere a che fare costantemente con una parola opaca, nel senso che il rapporto tra significante e significato è sempre problematico e, di conseguenza, affascinante sia per il lettore sia per il critico”.
L’amore è una delle grandi tematiche trattate nelle opere presenti in questo libro. Come muta la concezione e l’espressione letteraria dell’amore nei secoli?
“Mi fa piacere sottolineare proprio l'importanza del tema e del capitolo dedicato all'amore. Si consideri che nel corso della serata ad esso dedicata, la sala della libreria Becarelli non è stata in grado di accogliere tutte le persone accorse. Ciò significa che l'amore è da sempre percepito come un valore (il Valore?) fondante del nostro esistere, che col tempo, e vengo alla domanda, ha trovato un'espressione letteraria sempre più libera dai vincoli del genere e della morale, almeno per quanto concerne la tradizione dell'Occidente”.
Alla luce degli studi condotti per la stesura di questo volume, Lei ritiene che il nostro tempo, rispetto a quelli passati, sia un’epoca povera di produzione letteraria di alto livello?
“Soltanto il tempo potrà dire quanti dei romanzi che quotidianamente escono verranno letti al di là dello spazio di una generazione. Personalmente di grandi scrittori in giro ne vedo pochi. Diverso è il caso della poesia, la quale, in quanto meno condizionata (ma non del tutto esente) dalle logiche del mercato e del profitto (per autori ed editori), molte volte continua a dare conto del talento e della vocazione di colui che scrive. E questo vale tanto a livello nazionale quanto internazionale”.
Idee per prossime pubblicazioni?
“Tra le fine del 2013 e gli inizi del 2014 usciranno due nuovi lavori. Il primo, dal titolo di “Tre donne”, scritto con l'amico Silvio Ciappi, che spero che bissi il grande successo di “Anime nude”. Il secondo, già terminato, che sarà pubblicato in una collana curata da Paolo Lagazzi e Giancarlo Pontiggia, nel quale mi confronto non solo con testi lirici ma anche con brani in prosa, legati a temi come la morte, l'infanzia, il desiderio, la memoria, la violenza, la bellezza matura. Infine, terminata la promozione di “Un inverno in versi”, vorrei iniziare a scrivere un romanzo sull'Italia degli ultimi trent'anni”.

Duccio Rossi

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