Su “The Opera!”, film protagonista di una breve ma affascinante anteprima di proiezioni in alcuni dei più grandi multisala italiani, si è scritto già molto. Il richiamo del mito antico raccontato da un ‘cantore’ tecnologico avanzatissimo, il cast composto da attori di profilo internazionale quali Vincent Cassel, Caterina Murino e Fanny Ardant e di grandi interpreti della lirica quali Mariam Battistelli, Valentino Buzza e Erwin Schrott, la scelta di Dolce&Gabbana per i costumi di scena. Tutto vero, verissimo, ma quel che ci interessa in questa sede non è in particolare nessuno e tutti questi elementi insieme.
Tanto si potrebbe dire della quantità, qualità e profondità delle suggestioni artistiche, culturali, letterarie (il “mio” Buzzati, autore nel 1969 di “Poema a fumetti” prima graphic novel italiana) che si aggiungono a quelle, ovviamente preponderanti, di matrice musicale. Eppure il messaggio di fondo che vogliamo suggerire in questo momento è prima di tutto un altro. Da sempre quel che mi interessa è la narrazione, la parola in rapporto alle generazioni più giovani.
Ebbene, mi è capitato di essere presente a una di queste tre serate di proiezione del film con un gruppo di adolescenti e di assistere a una vera magia. Insomma, la reazione non è stata puramente intellettuale, di circostanza, di apprezzamento del pur grande sforzo che è stato fatto per narrare l’opera, per dare forza e attualità a certi contenuti riproponendoli da un insolito e articolato punto di vista, come ci saremmo anche potuti aspettare. No, non è stato solo questo, che pure sarebbe molto.
La reazione è stata fortemente, intensamente emozionale. E questo elemento, moto molto raro per questo genere di produzioni in rapporto al pubblico giovanile, mi ha convinto più di tutto a cercare il modo di interagire con chi questo autentico spettacolo ha saputo immaginare, progettare e realizzare. Credo che nel prossimo futuro sentiremo parlare e molto di “The Opera!”, ancora non conosciuto al grande pubblico, perché è un capolavoro. Non uso quasi mai questa parola, ma credo che questa opera lo meriti.
Cosa è un capolavoro? Qualcosa che si mette in luce, per originalità, modalità narrative, capacità di valorizzare ciò che lo precede e potenza del messaggio e della presa emotiva in chi con esso interagisce. Qualcosa che ci fa crescere. Penso che questo film abbia tutte queste qualità, e che soprattutto questo canto multimediale e originalissimo sia meritevole di una specifica interazione con le scuole.
Ringrazio Paolo Gep Cucco per la grande cortesia disponibilità dimostratami concedendomi questa intervista.
Paolo Gep Cucco è creative director della società di Entertainment Design D-Wok e per 10 anni creative director di Prodea Group, regista e content creator del progetto video Tiziano Ferro negli stadi, del tour di Marco Mengoni e dei due tour negli stadi di Cesare Cremonini. Ha ideato progetti di entertainment design e video design per l’Opera Lirica nei più importanti teatri del mondo e show designer in quattro prime della Scala: Attila, Tosca, Macbeth e nello show televisivo “A riveder le stelle”. Assieme a Davide Livermore ha creato “The Opera!”, girato interamente in uno dei più grandi set virtuali d'Europa.
“The Opera” rappresenta indiscutibilmente una novità nel contesto attuale. E non solo quanto al cinema. Cos'è davvero “The Opera” e che messaggi vuole trasmettere?
Non esiste un genere per “The Opera!”, ci siamo infatti immaginati un nuovo genere che si chiama opera-musical, perché abbiamo preso in prestito la struttura del musical (cioè l’alternarsi di parti recitate a parti cantate) utilizzando però alcune delle più belle arie liriche mai scritte. E le arie con i loro testi fanno proseguire la narrazione, sono esse stesse parte della storia.
“The Opera!” è profondamente un ibrido, è un film figlio dei nostri tempi transgender in cui mescolare insieme cose diverse che fanno parte della nostra storia collettiva cercando nuove strade emozionali, rappresenta secondo noi il modo migliore per creare arte. Non è diverso da ciò che ha fatto la Camerata de’ Bardi alla fine del ‘500 inventando il melodramma, con l'idea di mettere tutte le arti simultaneamente in scena per ricreare qualcosa che pensavano appartenesse al teatro greco ed inventando invece la prima forma di “entertainment” moderna, il recitar cantando.
Noi oggi possiamo fare lo stesso esperimento utilizzando la tecnologia in maniera estremamente creativa, prendendo tutte quelle forme visive contemporanee (dal virtual set agli effetti speciali più sofisticati, al sound design, alla moda), per trasportare il pubblico in un grande viaggio al di là dell'acqua dell’Acheronte verso il Regno dei morti, l'Ade, o meglio, l’hotel Hades. È un film costruito per associazione di idee partendo da una storia che è uno dei primi libretti di melodramma (“L’Orfeo” di Monteverdi-Striggio), e nello stesso tempo uno dei miti più antichi: Orfeo ed Euridice, che abbiamo trasposto in un mondo metafisico ricco di citazioni di arte, design, musica e moda.
Quello che ci affascina di questo mito è la storia di una fragilità; la fragilità del nostro essere uomini di fronte al mistero della morte. È profondamente un film che parla d'amore, che parla della morte e di come lasciar andare le anime dall'altra parte, ed è profondamente un film che parla di musica attraverso un linguaggio che utilizza aree liriche, sound design e reinterpretazione di alcuni brani contemporanei come The Power of love dei Frankie goes to Hollywood contaminandolo con un'orchestra barocca.
Quello che volevamo fare con il nostro film era dare una nuova forma contemporanea e attuale all'opera, per raccontare un'eccellenza italiana riportandola nella nostra sensibilità moderna, facendole vivere una nuova esistenza cinematografica per cercare di esaltare l'emozione che viene dalla musica. E soprattutto per parlare di educazione ai sentimenti grazie ai testi delle arie, alla poesia che appare in diverse citazioni, alla potenza evocativa del mito e alla forza della musica, sia per un pubblico di appassionati sia per un pubblico che non è mai stato all'opera, un pubblico giovane che potrà scoprire senza pregiudizi e senza etichette la bellezza della musica.
Come si usa? Il Film, nei primi tre giorni di proiezione ha visto un pubblico piuttosto eterogeneo... non solo appassionati di opera, ma piuttosto appassionati di musica, linguaggio e persino moda. E tutti, o quasi, ugualmente sorpresi e spiazzati. Quali sono gli elementi di maggiore interesse e novità per i giovani?
Ci siamo resi conto che i giovani hanno guardato il film senza nessun tipo di etichette o catalogazioni, hanno ascoltato la musica e visto il film con occhi e orecchie puri. Il pubblico più giovane ha apprezzato la storia di questo amore che vuole superare la morte e la visionarietà del film emozionandosi per le arie che, inserite in una struttura narrativa e cinematografica moderna che ha dato una nuova vita alla musica, sia a quella lirica che alle varie musiche composte per il film.
E poi c’è la moda, l’estetica dei costumi di Dolce & Gabbana che entra in mondi metafisici come fossero dipinti da De Chirico, che diventa parte della storia e del mito. Tutto questo rende il film un unicum nel panorama italiano e lo rende internazionale proprio perché parla di alcune delle forme d’arte e di estetica più conosciute al mondo. E senza dimenticare di giocare sempre, per ridere e per commuovere: insomma, per vivere!
Il film è ricchissimo di riferimenti e suggestioni. In che misura un'opera come questa può educare non solo alla cultura, ma anche ai sentimenti e in sintesi, al valore della bellezza?
È un film costruito a diversi livelli sovrapposti, come fosse un sandwich ripieno di gusti differenti, ricco di citazioni e di rimandi, di immagini fantasmagoriche e di suoni diversi. Il nostro intento non era assolutamente quello di educare ma era quello di raccontare una storia usando la musica come veicolo potente d’emozione. L’effetto sul pubblico è stato quello di far pensare, di mettere in moto i cervelli (cosa sempre più rara…) ripensando a cosa si era visto e sentito.
Molte persone sono andate al cinema due volte perché quando alla fine si capisce che niente di ciò che si è visto è reale, nasce un gioco di rilettura, di ricerca dei collegamenti tra i punti per scoprire che nuova forma prende la storia. Il valore del film non sta nell’utilizzo dell’opera lirica, il valore sta nella Musica con la M maiuscola, la musica come espressione della nostra anima più profonda, della nostra umana fragilità, della bellezza che supera il tempo e commuove oggi come duecento anni fa. Musica, pittura, design, moda, poesia, cinema: nel nostro film ci sono tutte le espressioni artistiche.
L’uomo ha saputo creare arte per dare un senso al nostro dolore, per aiutarci a comprendere le nostre emozioni profonde, per vivere la gioia di stare insieme. Per vivere la cultura come consapevolezza del ruolo che abbiamo nella società, come parte di una storia italiana straordinaria che ci fa vivere circondati di bellezza come in nessun altro luogo nel mondo.
Massimiliano Bellavista
Link ufficiale a cast e trama https://www.imdb.com/it/title/tt27797557/
ISCRIVITI AL CANALE WHATSAPP DI TOSCANALIBRI
Per continuare a rimanere aggiornato sui principali avvenimenti, presentazioni, anteprime librarie iscriviti al nostro canale e invita anche i tuoi amici a farlo!
Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo.
Siamo entusiasti di condividere con voi le ultime novità, aggiornamenti e contenuti esclusivi per rimanere sempre aggiornati e connessi con Toscanalibri.