Quasi quaranta immagini per scoprire, conoscere e raccontare l’Inferno dantesco attraverso un viaggio, tra cerchi e gironi, del tutto individuale, se vogliamo intimo. Gli studenti dell’Istituto d’Arte “Duccio di Buoninsegna” di Siena, magistralmente guidati dal professore Antonio Paghi, hanno “travestito” l’Inferno di Dante dando vita ad una versione “contemporanea” del poema. “Tutti all’Inferno. Un approccio facile all’opera dantesca” della Betti Editrice, con una brillante introduzione di Franco Belli, è stato presentato nell'ambito del Primo Salone degli Editori Senesi. E’ un po’ il racconto di un racconto e l’esperienza di un approccio a tratti inusuale, forse solo in apparenza, per certi versi timido e al contempo ambizioso degli occhi e dell’immaginazione dei ragazzi e di un professore di fronte al sommo poeta. E sta proprio in queste semplici peculiarità il fascino e l’eccezionalità di questo libro che, senza nessun accenno o pretesa di insegnamento, racconta un approccio semplice ma quanto mai accattivante dell’Inferno dantesco. Ecco come la selva oscura è trasformata in un gelido labirinto dalle pareti d’acciaio, Dante davanti al colle diventa un personaggio di Moebius e l’angelo che spalanca le porte di Dite è un manga. Comprendere Dante all’interno della nostra cultura e visione del mondo e poi trasportarlo in immagini. Un compito non facile quello svolto da Antonio Paghi e i giovani artisti dell’Istituto d’Arte di Siena. Sfogliando le pagine di questo libro è possibile leggere alcuni dei Canti “tradotti” dal Paghi in lingua corrente, senza banalizzare il testo, accompagnati dalla ripresa di elementi fumettistici, tecniche pittoriche e tratti grafici originali a firma degli studenti. Si tratta di un progetto che è riuscito a fare emergere la sensibilità, la cultura e l’orizzonte epistemologico degli studenti che spesso e volentieri non hanno alcun interesse a studiare Dante ma che in questo modo hanno avuto la possibilità di scoprirne la vita, le opere e la poetica. Proprio in questo contesto si inserisce il valore pedagogico di questo attento lavoro: si può vivere senza sapere cosa c’è in TV la sera, non si può vivere senza leggere la Divina Commedia. Ma l’aspetto che ci colpisce di più, e ci colpisce perché quanto mai inusuale, stavolta non solo in apparenza, è la piacevole decenza di una non docenza per un progetto nato tra le aule scolastiche e di fronte al sommo poeta.
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