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Storia semiseria del gabbione livornese. Luca Falorni presenta “Gabbia di matti” al Parchino Bistrot

Livorno

31/08/2022

Uno stabilimento balneare della costa livornese nel dopoguerra, un campo da basket che viene recintato per impedire che i palloni colpiscano i bagnanti, un nuovo gioco che rapidamente prende piede. A partire dalle interviste ai “Padri del gabbione” realizzate per il documentario omonimo del 2014, Luca Falorni racconta nel libro “Gabbia di matti” (Astarte Edizioni) la storia semiseria della nascita del gabbione, pratica sportiva che dagli anni Cinquanta a oggi è protagonista indiscussa delle estati labroniche e non solo. La prossima presentazione sarà al Parco Centro Città (Parchino Bistrot) di Livorno venerdì 2 settembre alle ore 18: l’autore dialogherà con Fabrizio Amore Bianco. L’evento è organizzato in collaborazione con Mondadori Bookstore di Livorno e il Parchino Bistrot.
 
Il libro - La storia vede come attori personaggi ormai mitici come Armando Picchi, considerato uno degli inventori di questo gioco. Accompagnano il testo molte fotografie d’epoca e i contributi di Stefano Oliviero e Fabrizio Amore Bianco che contestualizzano le vicende narrate nel quadro della ricostruzione della città di Livorno nel Secondo dopoguerra. Il libro si presenta come secondo volume della collana “Livorno - città gente mare” della casa editrice Astarte Edizioni, che si era aperta con un volume dedicato a Villa Trossi, bella villa dell’Ardenza dall’intrigante storia.
 
L’autore - Luca Falorni nasce nel 1965 a Livorno, a non più di due minuti a piedi dal Mediterraneo. È stato assistente alla regia nel cinema e operatore video professionale, ed è ancora videomaker e promotore culturale. I suoi video sono stati presentati nel corso di numerose mostre nazionali e internazionali e in TV. Dal 2002 al 2019 ha vissuto a Milano dove ha lavorato nelle scuole in città e in provincia. Attualmente insegna Lettere presso la casa Circondariale di Livorno, un luogo che lui stesso definisce «dove le persone e i loro pensieri sono rinchiusi, non solo metaforicamente». Questo è il suo terzo libro.

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