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“Siena fa scattare la voglia di scrivere”. Intervista a Benedetta Cibrario

02/02/2009

La campagna senese, la storia del novecento e una donna senza nome, perché intessuta di ambiguità, sono gli ingredienti dello straordinario successo di Rossovermiglio, il romanzo d’esordio di Benedetta Cibraio che nel 2008 è stato insignito del Premio Campiello. Benedetta Cibrario, che vive a Milano ma risiede nella Maremma toscana, ha inaugurato la rassegna Lunedilibri, promossa dall’assessorato alla cultura del Comune di Siena. Gli incontri quest’anno avranno due novità: i libri che verranno presentati sono tutti di scrittrici donne  e saranno interpretati da attori professionisti.“Oggi so che c’è bellezza e bellezza; questo vale anche per i luoghi, non soltanto per le persone” questo è l’incipit di Rossovermiglio, il romanzo tesse le lodi della campagna senese e del vino, che la Cibrario definisce “un po’ come la  scrittura e l’amore, una metafora della vita”. Rossovermiglio è il nome del vino prodotto dall’eroina del romanzo, una donna che vive in trance come gli altri personaggi della storia, il leit motif è, infatti, quello della “bella addormentata nel bosco” e proprio come nella favola di Perrot, la protagonista uscirà di scena in modo anomalo.

Rossovermiglio inizia con un elogio alla bellezza, qual è la bellezza della campagna senese?
“È una bellezza antica che resta dentro di noi anche quando l’abbiamo lasciata, è un pò memoria e insieme nostalgia. Non ho mai avuto tanta nostalgia della campagna toscana come quando lavoravo fuori dall’Italia.”
Nelle prime pagine del romanzo, si legge “chi lavora la terra fa finta di non vederla”, lei come la vede?
“Sono nata cittadina e arrivata ad ammirare la terra per gradi, è stata una specie di folgorazione, la campagna è il luogo che più mi emoziona.”
Siena le ha portato fortuna, qui ha presentato due anni fa “Rossovermiglio” che ha vinto nel 2008 il premio Campiello, cos’è Siena per lei?
“È la città più bella del mondo, mi ha portato una grande fortuna. Siena per me è un doppio premio: il primo perché è venendo nel senese che ho immaginato questo libro, è un posto che ti fa scattare la voglia di raccontare una storia. Il secondo è tornarci, una volta che il romanzo ha fatto il suo iter ed è stato premiato dal successo. Si dice che gli assassini tornino sempre sul luogo del delitto e si può dire anche degli scrittori, che tornano sul luogo dell’emozione”.
Ha dichiarato che nella vita occorre essere capaci di trapiantare le proprie radici senza rinnegarle, è possibile?
“Credo che tagliare e rinnegare sia sempre un errore perché poi torna indietro come un boomerang. Al tempo stesso si deve non essere sempre uguali a se stessi, perché siamo sempre in comunicazione con il mondo esterno e quindi occorre accogliere i suggerimenti in un continuo scambio con ciò che ci circonda. Questo vuol dire andare avanti e crescere, senza buttare tutto quello che c’è stato prima, che può essere riutilizzato”.
Di cosa parlerà il prossimo romanzo?
“L’esigenza di raccontare è molto forte, ho dei tempi lunghi proprio come se facessi un vino, però ho anche una cura costante. Il prossimo sarà tutto ambientato ai giorni nostri, c’è sempre un paesaggio forte, che questa volta sarà la montagna piemontese e parlerà del gelo che si vede fuori e che alcuni personaggi hanno anche nell’anima”.
 
Sotto torchio
LIBRO E AUTORE PREFERITO
Sabato di Ian McEwan
ULTIMO LIBRO LETTO
Annibale di Paolo Rumiz
IL LIBRO DA CONSIGLIARE AI LETTORI
Annibale di Paolo Rumiz
LEGGERE E’…
Un grandissimo piacere e una scoperta continua.

Elisa Manieri

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