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Quando essere scrittrice era sconveniente. Il ricordo di Jane Austen

14/10/2013

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Lo scorso agosto sono partito per l’Inghilterra sulle tracce di Sherlock Holmes e del suo creatore, lo scrittore Arthur Conan Doyle. In cerca di luoghi, situazioni, emozioni. Con mia grande sorpresa, tuttavia, una delle emozioni più intense e inaspettate del viaggio me l’ha regalata un angolo della bellissima cattedrale di Winchester. È uno scampolo magico di pavimento e di parete nella navata sinistra della chiesa, non molto distante dall’ingresso. Sul pavimento di marmo bianco spicca una lapide dello stesso materiale ma di colore scuro, tra il grigio e il nero. È la tomba di Jane Austen, una delle più grandi, profonde e ironiche scrittrici inglesi. Sul lato sinistro della tomba, sulla parete, scintilla un’altra lapide, d’ottone, anch’essa dedicata alla Austen, e sopra una finestra decorata. Ai piedi della targa, fiori. Tanti fiori. Lo confesso, mi sono commosso. Vi chiederete: “Ti sei commosso per la tomba della Austen? Che ti è accaduto, allora, quando hai avvistato, sotto i bassi rami di un albero, quella del tuo ‘adorato’ Conan Doyle?”. Le domande, se ve le siete poste, sono legittime. Ma spero che riuscirò a spiegarvi perché, da questo angolo della cattedrale di Winchester scaturiscano tante emozioni.

Clicca qui per leggere l’articolo completo di Luca Martinelli nell’area scritti

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