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Distopia. Parola desueta – fu coniata nel 1868 dal filosofo John Stuart Mill – tornata alla ribalta nell’epoca dei molti post (post-moderno, post-ideologico, post-di-tutto-un-po’). Un termine usato in contrapposizione a utopia, per rappresentare un luogo (una società) sgradevole, indesiderabile, una prospettiva disastrosa.
Da un pessimismo dispotico era attraversata l’intervista a Marco Revelli, apparsa giorni fa su Repubblica, in cui si discorreva del suo libro Post-sinistra. Cosa resta della politica in un mondo globalizzato.
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