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La lotta, il sacrificio e la lezione dei fratelli Rosselli in mostra a Palazzo Ducale fino al 12 aprile

Lucca

09/04/2019

A Lucca, Palazzo Ducale, è in esposizione la Mostra documentaria e fotografica su Carlo e Nello Rosselli allestita dalla Fondazione Circolo Fratelli Rosselli. Sono 21 pannelli che accompagnano la vita e le opere dei due fratelli dalla fanciullezza alla morte, fino alla commemorazione dell’ottantesimo del loro sacrificio avvenuta proprio nella località dove avvenne a loro uccisione, a Bagnoles de l’Orne, nella Bassa Normandia in Francia. La mostra rimarrà aperta fino al 12 aprile e sarà visitata da cittadini e da studenti delle scuole lucchesi. L’assassinio dei Rosselli fu un delitto del fascismo europeo. Va definita delitto del fascismo europeo perché perpetrato in Francia dall’organizzazione terroristica francese di destra della Cagoule, su mandato del governo italiano tramite il SIM (servizio informazioni militari) alle dipendenze del Ministero degli Esteri, retto allora da Galeazzo Ciano, genero del duce e motivato particolarmente dalla partecipazione di Carlo alla guerra civile spagnola in difesa del governo legittimo della repubblica.

“Ma Invano si illusero gli oppressori di aver fatto la notte su quelle due fronti/quando spuntò l’alba/si videro in armi/su ogni vetta d’Italia/mille e mille col loro stesso volto/volontari delle brigate Rosselli” Così ha scritto Piero Calamandrei sulla lapide che è stata collocata sulla casa dei Rosselli in via Giusti a Firenze. E del resto anche sulla montagna lucchese a metà settembre 1943 si costituì una brigata partigiana Rosselli ad opera di Manrico Ducceschi (Pippo) che la incorporò poi nel marzo ‘ 44 nella formazione autonoma “ XI zona Patrioti.” I fratelli Rosselli furono adamantini e coerenti combattenti dell’antifascismo, con un’impostazione cristallinamente antitotalitaria, ben sintetizzata dal nome della formazione politica con cui Carlo Rosselli condusse al 1930 in poi la sua lotta: “Giustizia e Libertà”.  Un grande contributo perché la libertà dell’Italia nel 1945 fosse “non donata ma riconquistata” (Calamandrei).

Ma è giusto ricordare che i due fratelli e non furono soltanto dei martiri dell’antifascismo, ma alfieri di un pensiero politico innovatore e fecondo. in particolare, Carlo col suo Socialismo Liberale, libro pensato e scritto nel confino di Lipari e pubblicato in francese a Parigi nel 1930 dopo la sua clamorosa evasione, volle tracciare una strada nuova. A tanti autorevoli esponenti della politica e della cultura del suo tempo questa sintesi apparve troppo audace perché si riteneva impossibile conciliare socialismo e libertà, due principi in apparenza antitetici. Rosselli ci provò e tanti giovani lo seguirono In Giustizia e Libertà e poi nel Partito d’Azione sorto in Italia nel 1942, uno dei protagonisti della nostra Resistenza. Ci vogliamo a provare anche noi? Anche ora sembra impossibile conciliare i due principi ideali in un contesto di divisioni e di lacerazioni molto radicali sia nel nostro paese che a livello internazionale. Ma bisogna provarci. Come si fa a parlare di libertà senza contemporaneamente agire per creare le condizioni perché tutti possano usufruire pienamente di queste libertà. Per Carlo Rosselli il socialismo è liberalismo in azione, un socialismo che si costruisce innanzitutto nelle coscienze e nella cultura delle persone e nelle formazioni sociali per diventare programma economico e sociale. Come nella Gran Bretagna laburista descritta da Ken Loach nel suo film: Lo spirito del 1945. Ed è su tutto ciò che la Mostra sui Rosselli può invitare a pensare e a riflettere.

Articolo pubblicato su Il Tirreno del 4 aprile 2019

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