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“La casa delle bambole, Ka-Tzetnik n. 135633” a Sarteano il 7 marzo con Livia Castellana

05/03/2015

Enzo Fileno Carabba_foto da comunicato stampa

Un monologo curato dal regista Andrea Buscemi e interpretato da Livia Castellana sarà in scena al Teatro degli Arrischianti di Sarteano il 7 marzo. Si tratta di “La Casa delle Bambole, Ka-Tzetnik n°135633”, spettacolo che offre spunti di riflessione sia sulla Giornata della Donna, sia sul settantesimo anniversario della Liberazione. L’iniziativa è promossa dall’assessorato alle pari opportunità del Comune e dalla locale Sezione Anpi con la collaborazione della Nuova accademia degli Arrischianti.

Lo spettacolo – Il racconto è basato su quanto vissuto da Daniella Preleshnik, giovanissima ebrea che si ritrova a sopravvivere, senza la famiglia, dapprima nel ghetto di una piccola città polacca e poi, insieme ad altre donne ebree, in un campo di prostituzione dove si trova “la casa delle bambole”. Così viene infatti chiamata la baracca in cui sono costrette a prostituirsi. Ma il cibo e le lenzuola pulite una volta a settimana non bastano a sottrarre le giovani donne al vero orrore: offrire il proprio corpo a chi ne farà carne da macello. I soldati mandati al “campo della gioia” perché sono stati bravi sono i loro padroni: forse si trovano lì proprio per avere sparso il sangue di un familiare di colei che deve sottostare alla violenza. E per molte di loro la situazione è talmente insostenibile da indurle a preferire la morte. “Il testo – dice Livia Castellana – è il racconto autentico di uno dei periodi più tragici della storia. Le vicende sono vere, testimonianza di un momento della storia in cui un gruppo di uomini, accecati da un fanatismo folle e incontrastato, credette di poter asservire altri uomini, spegnendo in loro ogni espressione di dignità umana, in forza di una pretesa superiorità razziale. È una testimonianza di vita che suona da monito a tutti, affinché non si ricada in quella follia che ha degradato al livello della più bassa bestialità i persecutori, piuttosto che i perseguitati”.

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