Educazione e parità di genere, una tematica di forte attualità, ma anche di grande interesse scolastico. Basti pensare alla legge n. 92/2019 - Linee guida per l’Educazione Civica - che vi pone attenzione nell’ambito della cittadinanza. Pertanto, appare chiara l’importanza che la questione di genere assume nell’educazione e nella formazione di una coscienza civile. Se si parla di cittadinanza attiva, si parla anche di consapevolezza di genere. Ciò non vuol dire purtroppo che la questione sia pienamente assolta e affrontata in ogni contesto.
Soltanto per citare dei dati, semplicemente indicativi, ma non troppo e relativi alle ancora persistenti differenze di reddito, di occupazione o addirittura di sicurezza sul lavoro o a casa. E se poi vogliamo attenzionare particolarmente tali diseguaglianze, non possiamo non fare riferimento agli ancora innumerevoli femminicidi che rientrano nella “sfera della sicurezza”, non solo domestica. Tuttavia, però, non possiamo neppure dire che questa è l’unica realtà esistente. Semmai che è la realtà sulla quale bisogna intervenire e sensibilizzare.
In “Lettera a un bambino mai nato” Oriana Fallaci dice parole forti ed intense: “Essere donna è così affascinante. È un'avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esistesse potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine, avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c'è un'intelligenza che urla d'essere ascoltata”.
Ecco, a prescindere dal fatto che lo stile “fallaci” è sempre volutamente provocatorio (e mi pare evidente), in queste parole risiede il senso della nostra attuale mission educativa. Partire dalla formazione e dalla cultura, che non vuol dire riempire in modo pedante e anacronistico, come vasi di coccio, i nostri ragazzi e le nostre ragazze di concetti vuoti e privi di spazio e logica, ma dare loro gli strumenti per comprendere un mondo che appare, a volte, ma non sempre, e non in tutti gli ambiti, “costruito dagli uomini per gli uomini”.
Che poi non è del tutto vero! Ecco, è proprio questo il nostro compito, far comprendere loro, ragazzi e ragazze, dove esiste ancora la diseguaglianza. E come poter fare la propria parte. Non da eroi, ma da cittadini consapevoli. Nella quotidianità. Basterebbe improntare l’intervento educativo partendo dal Rapporto del GREVIO - 2020 del Consiglio d’Europa nel quale si invita l’Italia a rafforzare le attività nel campo della prevenzione e dell’educazione alla parità di genere.
Dunque, vuol dire che la percezione che si ha del nostro contesto sociale è così negativa? Potrebbe essere, detto ciò, però non è tanto una questione di azioni su carta - diremmo progettuali - ma di azioni reali, di confronti, di incontri che portino i nostri giovani a discutere del tema, ma anche a conoscere e a comprendere quanto è stato raggiunto finora.
Ci sono donne che non hanno bisogno di affermare il loro ruolo e il loro essere indipendenti e capaci; l’8 Marzo non può essere più (non deve essere) considerata una festa per voler essere prime, sentendosi seconde. Partiamo da qui, dal fare cultura citando nomi, azioni, vite. Facciamo conoscere le leggi, si, ma anche i fatti e gli esempi di chi ha lasciato un segno. La scuola si fa creando rete e confronto.
“A volte - diceva Inge Feltrinelli - anche solo far circolare pensieri è un atto rivoluzionario”. Lei editrice, giornalista, fotoreporter, una vita vissuta in viaggio e fra le pagine dei libri perché voleva conoscere e lo ha fatto. Tutto qui. Insegniamo la libertà, sentendoci liberi noi per primi dagli stereotipi e dai tempi dei didattichesi, portiamo i giovani a conoscere gli uomini e le donne che hanno contribuito con parole ed azioni. Entrambi, così lavoriamo sulla parità!
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