I tibetani lo chiamavano “shu-tu-wu”, che significa “venuto dal cielo”. Gli antichi egizi ne ricavavano essenze per i riti religiosi, i greci lo utilizzavano per preparare farmaci, usanza proseguita poi nel Medioevo e oltre. Forse un libro non basta ad elencare tutte le proprietà e i diversi usi della pianta dell’iris, ma un assaggio abbastanza esauriente lo offrono Andrea Bettarini e Lucia Diodato nelle 144 pagine a colori de “Il giaggiolo”, volume appena uscito per i tipi di Polistampa.
L’epopea del giaggiolo è una storia ricca e avvincente, piena di personaggi, di speranze e delusioni, di idee rivoluzionarie e colpi di scena. Attorno al fiore simbolo della città di Firenze ruota l’attività di giardinieri e botanici, coltivatori e artisti, farmacisti e profumieri. Ripercorrendo la storia dell’iris a partire dall’antichità, gli autori ci mostrano qui come dei semplici bulbi profumati possano diventare il centro di progetti imprenditoriali, esperienze didattiche o gastronomiche, contribuendo alla ricchezza di un territorio e, dopo tutto, alla felicità dei suoi abitanti. “Una narrazione che esponendo racconta”, scrive il giornalista Marco Hagge nella prefazione, “e raccontando incuriosisce, coinvolge, incalza, sorprende, commuove. Si legge come un romanzo, e, come in un romanzo, attraverso le vicende del protagonista sembra di vederne i colori e sentirne i profumi”.
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