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L’antico “laborioso ingegno” nel dna degli artigiani senesi. Intervista al professor Daniele Pasquinucci

08/04/2013

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La Cna di Siena presenterà il 12 aprile la sua storia, oltre 65 anni di presenza su tutto il territorio provinciale al fianco delle aziende. Questo in sintesi il contenuto del volume “Il laborioso ingegno” (Edizioni Il Leccio) che ripercorre la storia e le vicende dell’associazione senese dal 1946 al 2011. Non si tratta di un libro celebrativo o agiografico, ma di un lavoro storico e scientifico, realizzato con puntiglio e precisione dal professor Daniele Pasquinucci, docente di Storia Contemporanea all’Università di Siena. Nelle tante pagine sono ricostruiti gli eventi, le scelte positive ma anche quelle meno felici che in tanti anni ha fatto la Cna sul territorio della provincia di Siena.

Quale è il Laborioso Ingegno a cui fa riferimento?
«Laborioso ingegno è una locuzione che ho scelto perché credo definisca efficacemente l'opera degli artigiani senesi, sia quella che essi hanno svolto (e continuano a svolgere) individualmente sul piano professionale, sia quella realizzata nel tempo sul versante associativo, attraverso la costituzione e poi lo sviluppo e il consolidamento della loro “casa comune”, la CNA, nata nel 1946. La laboriosità, nel lavoro, si esprime con l'impegno e con la diligenza; virtù che, nel caso degli artigiani, devono necessariamente accompagnarsi alla capacità di “creare“ e di “inventare“ - all'ingegno appunto. Gli artigiani senesi hanno saputo riversare queste loro caratteristiche dal piano individuale a quello collettivo, creando un sodalizio che ha attraversato più di 60 anni di storia e che è riuscito, nel complesso, a ben rappresentare e tutelare gli interessi della categoria. Quella della CNA non è una “storia di successo“ solo dal punto di vista quantitativo, come mostrano il numero delle aziende affiliate, dei soci iscritti o dei servizi offerti alle piccole e medie imprese della provincia; lo è ancor di più dal punto di vista qualitativo, come rivelano i molti riconoscimenti che i dirigenti nazionali e regionali della CNA hanno dato, nel tempo, all'organizzazione senese».

Come è cambiato lo scenario socioeconomico dal dopoguerra ad oggi nel territorio senese nel quale lavorano aziende e artigiani?
«Lo scenario è cambiato in modo considerevole e non è possibile riassumere quell'evoluzione in poche parole. Diciamo che nel corso anni '50 e '60 il profilo rurale che ancora connotava Siena nell'immediato secondo dopoguerra è stato travolto. La trasformazione, avvenuta in tempi ristretti, ha obbligato l'artigianato senese ad adeguamenti altrettanto rapidi, anche per quanto riguarda la sua struttura associativa. Ad esempio, lo sviluppo dei consorzi negli anni '70, oppure le successive revisioni dell'articolazione territoriale erano risposte a quel tipo di sfida. Ma non meno importanti delle dinamiche socio-economiche locali sono state quelle verificatesi sul piano nazionale e persino internazionale. Nel volume, ad esempio, mi soffermo sul dibattito apertosi nella CNA di Siena sugli effetti che avrebbe avuto, per il settore, l'entrata in vigore del mercato interno comunitario nel 1993».

Quanto le piccole aziende e gli artigiani hanno modellato il tessuto sociale ed economico di questa provincia?
«Molto. E aggiungerei la dimensione culturale fatta anche di rispetto e di valorizzazione della storia e delle tradizioni della provincia, e del capoluogo in particolare, una dimensione coerente con l'attività degli artigiani, che infatti hanno sempre rivendicato una funzione sociale. È significativo che gli artigiani, contrariamente ad altre categorie, alla metà degli anni '60 sostennero la chiusura al traffico meccanizzato del centro di Siena, anteponendo le ragioni del decoro urbano (e dell'ambiente) ai loro interessi immediati».

Come è cambiato il concetto di "artigianato" nel tempo?
«Quello dell'artigiano è sempre meno un mestiere (cioè esercizio di un'arte) e sempre più una professione. A Siena – e non solo qui – la percezione della svolta si ha alla fine degli anni '70, quando la CNA decise di trasformarsi in un sindacato d'impresa. La scelta corrispondeva a un mutamento del profilo sociologico dell'artigiano. I giovani occupati nel settore erano spesso diplomati e perfino laureati, e talora gestivano aziende precedentemente dirette da ex operai o ex contadini. I “nuovi” artigiani erano sovente costretti a trasformarsi in veri e propri manager e ad affrontare processi economici e produttivi complessi. Uno degli effetti di tale dinamica è stata la scomparsa, a Siena e altrove, dei mestieri tradizionali».

Di fronte alla crisi economica di questa provincia quale apporto potrebbe dare oggi quel Laborioso Ingegno?

«La crisi, ovviamente, va ben al di là dei confini locali e le soluzioni ad essa dovranno essere individuate a livelli di responsabilità ben diversi da quelli in cui opera la CNA. Ma al di là delle misure concrete prese per alleviare le difficoltà contingenti – su cui non sta a me formulare giudizi – il laborioso ingegno della CNA senese adesso può, e forse deve, essere declinato in forme idonee a evitare lo sfilacciamento di un tessuto ordito nel corso di più di sessant'anni di storia, e fatto primariamente di cooperazione, di solidarietà e di rapporti umani».

Cristian Lamorte

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