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“L’anima e la materia”, Firenze e Shanghai si fondono nella mostra di Zhang Huan

09/07/2013

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Gesù e Buddha si guardano e si studiano l’un l’altro, nei loro corpi di cenere scura, a Firenze nella Sala Gigli di Palazzo Vecchio. Occidente e Oriente si incontrano e si contaminano grazie a “L’Anima e la Materia”, la più grande mostra in Italia di Zhang Huan, artista cinese tra i più interessanti della scena contemporanea internazionale, dopo la personale al PAC di Milano del 2010. L’esposizione, visitabile fino al 13 ottobre, è ospitata in due dei luoghi simbolo della città, Palazzo Vecchio e Forte Belvedere, e sancisce l’incontro tra due grandi capitali culturali: Firenze, luogo principe del Rinascimento e Shanghai nuova “fabbrica” e capitale creativa del XXI Secolo. Con questa mostra viene riaperto Forte Belvedere che torna ad essere simbolo del contemporaneo a Firenze, dopo aver ospitato in passato artisti come Henry Moore, Fausto Melotti, Mimmo Paladino, Mario Merz, Giuseppe Penone, Anish Kapoor e Folon.

La mostra - Zhang Huan è rimasto affascinato dall’arte dei grandi maestri del nostro passato come Donatello, Michelangelo, Vasari che a suo tempo celebrarono le vicende politiche e il mecenatismo della Repubblica Fiorentina e dei Medici. E dalle riflessioni tratte dal suo soggiorno fiorentino, è nato un percorso espositivo che mira ad un fertile dialogo tra tradizione e sperimentazione, in un’indagine che si dipana tra realtà terrena e spiritualità. L’Anima e la Materia mette dunque a confronto la cultura storica con quella contemporanea, operando sul doppio binario dell’iconografia cinese ed occidentale. Nel percorso espositivo di Palazzo Vecchio particolare importanza ha Confucius (2013), collocato nel Salone dei Cinquecento, una statua realizzata in marmo bianco di Carrara, usato per la prima volta da Zhang Huan in omaggio alla tradizione della grande scultura rinascimentale. Donata dall’artista al Comune di Firenze in occasione dell’inaugurazione della mostra, l'opera, pensata appositamente per il luogo, si mette in relazione con i temi iconografici della Sala, facendo dialogare il valore simbolico rappresentato dalla figura morale di Confucio con quello politico e sociale del contesto in cui si colloca. L’esposizione prosegue nella Sala degli Elementi con Florence Buddha, un’opera in cenere compattata realizzata nel 2012. Sculture nate dall’incontro con Firenze vengono poi accostate con la storia contemporanea della Cina: nella Sala dell’Udienza troveremo una selezione di Ash Sculpture provenienti direttamente dallo studio di Shanghai, realizzate con uno dei materiali preferiti dall'artista, la cenere. Ash Army no.11 (2007), Ash Portrait No.14 (2007), Ash Sun Yat Sen (2008), Ash Liu Hulan (2008) sono soldati, padri della patria e persone consacrate dalla storia come eroi, riprodotti grazie all'uso della cenere, che nelle mani dell'artista acquisisce diversi e molteplici significati. L'uso della cenere è una pratica fondamentale della spiritualità cinese e per l’artista ha una forte valenza simbolica che rimanda “alle memorie collettive e ai desideri dei devoti” per i quali bruciare l’incenso è un rituale mistico. “La cenere d’incenso non è solo cenere, né solo materia ma è l’anima collettiva delle nostre memorie e delle nostre speranze” afferma l'artista. Grazie al dialogo tra le due culture messo in atto e al suo profondo interesse per i temi legati alla spiritualità, l’artista riporta in auge anche la figurazione religiosa, non avendo paura di rappresentare nelle sue opere Buddha, Confucio, ma anche Gesù. Ash Jesus and Ash Buddha (2011), nella Sala dei Gigli, ben testimonia la sua volontà di operare sul doppio binario dell’iconografia cinese ed occidentale: Buddha e Gesù diventano nella sua rappresentazione eroi che “possono parlare al cuore degli uomini”.

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