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L’altra metà della medaglia. Un romanzo dedicato alla Firenze che si prende cura dei più fragili

Firenze

15/04/2020

C'è un luogo a Firenze dove da 600 anni ci si prende cura delle persone più fragili: i bambini abbandonati. Un luogo di amore e di bellezza, di arte e di misericordia. Questo romanzo racconta la storia, ma soprattutto le emozioni che si provano visitando questo nido di vite umane perdute e ritrovate. I protagonisti sono due ragazzi, Alessandro e Giovanna: e il romanzo racconta anche la lor storia d'amore, con i lor trascorsi, le loro angosce, i fantasmi del loro passato  
 
La storia - Il primo luglio del 1875 fu chiusa, a Firenze, la finestra dell’Istituto degli Innocenti su cui, da secoli, venivano lasciati i bambini abbandonati. Da allora sarebbe cambiata la storia di questo “rifugio di miserie e colpe” nato quattro secoli prima per accogliere i figli che i genitori non potevano o non volevano tenere. La sera prima, il 30 giugno, venne lasciato un bambino a cui fu dato un nome che sottolineava questo evento: Ultimo Lasciati. Come molti dei bambini arrivati all’istituto prima di lui, aveva al collo una medaglietta spezzata: era un segno che le madri mettevano ai figli, nella speranza un giorno di poterli ritrovare. Questo romanzo immagina la storia di Ultimo, dei suoi genitori, dei suoi discendenti. E immagina che le due metà della medaglia quella che lui aveva al collo e quella che sua madre ha tenuto con sé – possano un giorno, molti anni dopo, ricomporsi. A fare in modo che questo possa accadere sono due ragazzi di oggi, Alessandro e Giovanna. Lui di giorno cucina primi piatti in un bar, la notte fa l’autista sulle ambulanze, e cerca una ragazza con cui mettere su casa. Giovanna frequenta la scuola di servizi sociali, indossa maglioni troppo larghi, ha una brutta storia alle spalle. Ed è convinta di non avere più il diritto di innamorarsi. A cambiare le loro vite è l’incontro con Clelia, una vecchia signora che li aiuterà a scoprire che non ci si può perdonare da soli. Una “caccia al tesoro” attraverso i secoli che parla di bambini lasciati e accolti, di abbandono e affidamento, di vita che vuole nascere e di vita tradita. Sullo sfondo c’è Firenze, la Firenze che non comparirà mai nei selfie che i turisti ogni giorno si scattano nelle sue piazze. La Firenze che alla bellezza unisce la solidarietà, e che da secoli si prende cura delle sue creature più fragili.
 

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