Se il tempo deve finire, lo si può descrivere, istante per istante, - pensa Palomar – e ogni istante, a descriverlo, si dilata tanto che non se ne vede più la fine”. Decide che si metterà a descrivere ogni istante della sua vita e finché non li avrà descritti tutti non penserà più di essere morto. In quel momento muore. Inizia dalla fine del suo celebre libro “Palomar” il ricordo di Italo Calvino che Sienalibri realizzò 5 anni fa, a 25 anni dalla scomparsa del grande scrittore. Oggi, nel trentesimo anniversario della morte, lo riproponiamo per omaggiare ancora una volta “il barone rampante che, sui tetti di Siena, volò via guardando dall’alto una città invisibile”.
>>> Ci piace partire da “Palomar” per lasciare alle stesse parole di Calvino la memoria di chi ha fatto delle parole, non solo un’arte ma un semplice e al contempo sofisticato strumento e spunto del pensiero. Non un filosofo nell’accezione più circoscritta del termine ma, come Palomar, spinto dalla volontà di descrivere la vita oltre la dilatazione massima di un istante, oltre la fine del tempo. Un ricordo affidato a due pagine di giornale nella consapevolezza di quanto possano essere poca cosa per racchiudere anche solo le sue frasi più belle, i suoi pensieri più profondi o la spiegazione del suo scrivere. Senza nessuna pretesa se non quella di raccontarlo attraverso il racconto, il nostro ispirato dai suoi. Proprio qui, a Siena, dove il 19 settembre lo scrittore se n’è andato un po’ alla Palomar perché avrebbe certamente avuto molto altro da scrivere. Molto ci sarebbe da dire e da scrivere su quanto Calvino ha detto e scritto. Non ci abbiamo nemmeno provato ad andare così in fondo per un certo senso di pudore che si ha di fronte a tanto spessore culturale. Abbiamo provato casomai a rimanere abbastanza ai margini della sua figura lasciando al lettore il piacere, il fascino e l’appagante compito di addentrarsi alla scoperta e nel ricordo personale di Italo Calvino. Un po’ rimanendo in quel confine tra immaginazione e realtà tanto care allo scrittore. Nella consapevolezza che nessun altro sa descrivere e raccontare come Calvino il significato e il valore di quel confine.
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