“La responsabilità di tramandare le città nella loro integrità deve essere assunta in proprio da tutti i cittadini”. Così Cesare Brandi, il noto critico e storico dell’arte, in una conferenza del 1956 esponeva la sua teoria sul rapporto tra antico e nuovo nelle città, oggi raccolta nel libro “Il vecchio e il nuovo nella città antica”, nato da una coedizione tra l’Accademia degli Intronati e la Betti Editrice. L’elegante volume, a cura di Roberto Barzanti, sarà presentato venerdì 24 aprile (ore 16) a Napoli presso il museo Hermann Nitsch – Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee. Il punto di partenza della teoria esposta da Brandi è una sorta di diffidenza verso il nuovo e le imprudenti trasformazioni che potrebbero deformare la fisionomia delle antiche città. Per il famoso critico senese, infatti, tra l’antico e il nuovo ci deve essere una netta distinzione, nessun elemento moderno può essere inserito in un contesto antico. La “città ideale” di Brandi conserva i segni che la storia ha lasciato e per tale motivo non può essere definita come morta e questo perché il suo cuore pulsante è rappresentato dalla gente che la vive ogni giorno: con i suoi ritmi e il suo brulichio.
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