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Nello scorso inserto domenicale del Corriere della Sera si è potuto leggere una intervista a Elie Wiesel, il più celebre sopravvissuto all’Olocausto (oggi ottantaseienne), che all’età di 15 anni fu deportato con la sua famiglia ad Auschwitz. Nell’intervista concessa a Alessandra Farkas confessava che tutt’ora è tormentato dal dolore e dal rimorso nei confronti dei morti (dai campi di sterminio non fecero ritorno il padre, la madre, una delle sorelle). Alla giornalista spiegava anche le ragioni per cui sia necessario raccontare l’Olocausto cercando la verità e tenendosi lontani dalla finzione: “la mia legge morale mi vieta di scrivere un libro di fiction su questa immensa tragedia”.
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