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Il racconto di un’anima morta sul palco del Goldoni, dal 18 novembre “Cronaca di un amore rubato”

17/11/2014

I vincitori del Premio Demetra

“Cronaca di un amore rubato” e di storie che troppo spesso restano silenziose. Da martedì 18 a domenica 23 novembre a Firenze va in scena il vibrante monologo civile tratto dal racconto di Dacia Maraini, “Cronaca di una violenza di gruppo”, presente nella raccolta “L’Amore Rubato”, a cura di Federica Di Martino (Teatro Goldoni , ore 20,45- domenica ore 15,45).

Il racconto di un’anima morta - Quattro liceali sequestrano una ragazzina di tredici anni dai capelli rossi e abusano di lei, per ore, lasciandola stordita e sanguinante. Sulla strada provinciale la soccorre un prete che passava di lì per caso in macchina e che la porterà al pronto soccorso. I balordi autori dello stupro sono al commissariato, anche loro vittime inconsapevoli e amorfe di una società tribale, perversa, che li protegge. «Dacia Maraini ci racconta la Cronaca di una violenza di gruppo facendo parlare tutti i protagonisti – spiega Federica Di Martino – ma la bambina no… la bambina vive nella storia solo attraverso le parole degli altri. Questo mi ha colpito e mi ha spinto a desiderare di mettere in scena il racconto. Per questo affido tutte le parole a una sola donna, una “anima morta” che racconta le ferite sul corpo e nella mente riportate dopo lo stupro di gruppo. Stupro mai condannato: i colpevoli sono stati tutti assolti, malgrado i testimoni, malgrado lei abbia trovato il coraggio di denunciare i suoi aguzzini. La trama la vorremmo inventata, irreale, mai accaduta e invece i fatti ci rammentano la sua schiacciante verità e autenticità».

Incontro con il pubblico - Prima dello spettacolo, Dacia Maraini e Federica Di Martino insieme all’assessore Cristina Giachi, incontreranno il pubblico alle 18 (ingresso libero) per raccontare quotidiane storie di donne silenti e violate a partire dal piccolo libro importante “L’amore Rubato”. Le donne raccontate dalla Maraini e quella scelta da Federica Di Martino per il suo spettacolo, mostrano qualcosa di intimo, qualcosa di necessario e doloroso. Sono forti, hanno lottato, a volte hanno perso ma non si sono mai arrese. Combattono una battaglia antica e sempre attuale, contro gli uomini amati che sempre più spesso si dimostrano incapaci di ricambiarle, di confrontarsi con il rifiuto, il desiderio. Davanti a queste donne, mariti, amanti, compagni si rivelano ragazzini che stentano a crescere e confondono la passione con il possesso e, per questo, l’amore lo rubano: alle bambine che non sanno, alle donne che si donano troppo. Come Marina, che si ostina a cadere dalle scale, come Ale, che sceglie con sofferta determinazione di non far nascere il frutto di una violenza o ancora come Angela, che si addossa, aderendo alle parole della Chiesa, le colpe che una antica misoginia attribuisce alla prima disobbedienza femminile. In tutte queste storie affilate e perfette, dure e capaci di emozionare e indignare si racconta di un mondo diviso fra coloro che vedono nell’altro una persona da rispettare e coloro che, con antica testardaggine, considerano l’altro un oggetto da possedere e schiavizzare.

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