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“Il popolo va agli Uffizi”, l’esordio letterario di Marco Teglia sulle orme di papà Remo

18/02/2013

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Il prossimo 9 marzo ricorreranno i cento anni dalla nascita di Remo Teglia (1913-1975), personaggio di primo piano della letteratura italiana tra gli anni ´60 e ´70. Stimato da personalità come Elio Vittorini, Italo Calvino e l´amico Mario Tobino, apprezzato da una folta schiera di critici non soltanto italiani, Teglia pubblicò con Einaudi i romanzi di successo “Mala Castra” (1965), “La ballata del mezzadro” (1971) e “Terra e ghiaie” (1973). Il 2013 segna anche l´esordio narrativo del figlio Marco Teglia, autore de “Il popolo va agli Uffizi” (Sarnus).

L’autore - Nato a Lucca nel 1949, Marco si trasferisce a Firenze negli anni ´70 per svolgere il mestiere di antiquario, coltivando nel frattempo la sua grande passione, quella per la chitarra. Con il nome d´arte di Roventino da Panzano si esibisce sui palchi di tutta la Toscana, guadagnandosi una nutrita cerchia di ammiratori. Nel Chianti, dove la sua stella brilla maggiormente, stringe un´amicizia fraterna con figure come il poeta macellaio Dario Cecchini e la scrittrice Miriam Serni Casalini. Artista eclettico, cultore della parola e del verso, non può non condividere col padre l´amore per la scrittura. Nonostante le lodi e i ripetuti incoraggiamenti (tra cui quello dell´intellettuale Adolfo Natalini che firma la prefazione), si affaccia soltanto oggi al panorama letterario, pubblicando un´originale antologia di racconti che ha avuto una lunghissima gestazione.

La pubblicazione - Al centro della raccolta è il contadino Guerrino Anchioni, detto "il Popolo", figura così affascinante e bizzarra da essere rimasta celebre nei racconti popolari della Valdinievole. Il Popolo non è artista o poeta né tantomeno filosofo, ma ha un animo sensibile e si cimenta con Platone, con la Divina Commedia, con la scultura di Michelangelo. L´autore ci racconta questo personaggio emblematico nella sua malinconica quotidianità, ritraendolo alle prese con la bicicletta, con la sorella, con Ferragalline e con tutta la colorata popolazione di un paesino toscano dei primi decenni del Novecento. Nell´opera, che si sviluppa su un doppio registro, ora sentimentale ora comico, Teglia conduce il lettore per uno scenario campestre in cui la dimensione del reale, sfiorando quella del fantastico, evoca il sapore della favola.

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