Mercoledì 18 maggio, alle ore 18.00, nel giardino della Nunziatina di Pisa (via La Nunziatina 11) sarà presentato il libro di Fabrizio Franceschini “Il chimico libertino. Primo Levi e la Babele del Lager” (Carocci). Con l’autore dialogheranno la professoressa Martina Mengoni dell’Università di Ferrara e il professor Marco Maggiore dell’Università di Pisa.
Il libro - Primo Levi ha spesso sottolineato la sua curiosità per la linguistica, che l'ha accompagnato fin dall'infanzia e dall'adolescenza, quando già si interessava alla grammatica latina e all'etimologia. Ma la sua vocazione sarebbe rimasta, forse, a un livello modesto e disinteressato se non avesse dovuto affrontare l'esperienza terrificante, ma anche straordinariamente fortificante, di Auschwitz. Il volume esplora in modo nuovo il valore della lingua per la vita o la morte nel Lager, la Torre di Babele e la Torre del campo di Buna-Monowitz, l’uso di Dante e dei classici per salvarsi, raccontare e ripensare la sopravvivenza, la rigorosa scelta delle parole per nominare la Shoah: ecco alcuni dei temi di questo libro. Ma non solo: il “libertinaggio” e le “scorribande” linguistiche del chimico e scrittore torinese disvelano inaspettati paesaggi. Il piemontese, i patois valdostani, il gergo giudeo-piemontese, l’italiano degli operai specializzati e l’italiano ufficiale si muovono nelle pagine di Levi come veri e propri personaggi, ai quali l’autore dà vita col “debito amore” che le lingue e le parole meritano.
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