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“Mettetevi in testa che non si tornerà più come prima: è dura da accettare”, ammette Marco Calabi, che pure di progressi ne ha fatti, e grandi, da quando tre anni fa è stato colpito da un’ischemia cerebrale e si è salvato grazie alla chirurgia d’urgenza.
Grazie anche alla fortuna, che gli ha risparmiato danni fisici e cognitivi importanti, oggi è in grado di raccontare la propria storia: lo fa nel libro "Cambio di vita. Andata e ritorno dall’inferno" (Mauro Pagliai).
Calabi, cinquant’anni, vive a Milano, dove lavora come informatico.
LA TESTIMONIANZA
“Dire ‘avere un ictus’”, spiega, “è come dire ‘ho un tumore’: significa tutto e niente. Dipende da dove ti colpisce, dalla gravità, dalla finestra terapeutica (cioè il tempo tra l’evento ischemico e il primo soccorso). Sono stato fortunato e poteva andarmi molto, molto peggio: oggi cammino con le mie gambe e fortunatamente non mi ha preso la parte cognitiva, non mi ha bloccato a letto”.
Le prime pagine della sua testimonianza sono una cronaca drammatica: i primi sintomi, il ricovero d’urgenza, l’apprensione dei familiari, le visite in ospedale centellinate a causa delle restrizioni anti Covid. Ma presto inizia la “rinascita”, un lento recupero delle funzioni motorie e del linguaggio con l’aiuto di infermieri, logopedisti, psicologi, e naturalmente delle persone più care. E altri due assi nella manica: da una parte la fede, dall’altra l’Intelligenza Artificiale.
“La uso ogni giorno, mi rende la vita più semplice. Recuperare le informazioni che mi servono è più veloce. Questo stesso libro è stato scritto con l’aiuto di un LLM, ossia un Large Language Model, come l’ormai celebre ChatGPT”.
Rivolgendosi a chi ha dovuto affrontare sfide simili alle sue, Marco ha dedicato l’ultima parte del volume a uno speciale Vademecum, dove raccoglie impressioni personali ma anche consigli ricevuti dal personale medico e dalla letteratura in materia.
Il suo è un invito alla pazienza, all’ottimismo, alla costanza nel raggiungere i propri obiettivi, ma soprattutto a cercare in ogni modo la felicità, “una felicità profonda che non si confonda solo con il ‘piacere’. Il piacere dura poco, essere felici è una modalità interna e niente ve la può togliere”.
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