Suggestiva iniziativa quella che si svolgerà domenica 3 ottobre nei cimiteri di alcune città toscane, all’interno dei quali verranno lette pubblicamente poesie tratte dalla celebre Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Un progetto promosso dalla Regione Toscana e dalle Province di Arezzo, Firenze, Massa-Carrara, Siena, con la direzione artistica del regista Riccardo Massai.
Nel caso di Siena l’appuntamento è, a partire dalle 16.30, al Cimitero Monumentale della Misericordia (strada dei Tufi), dove in postazioni fisse e a ciclo continuo 30 attori leggeranno altrettante liriche tratte, appunto, da Spoon River. “La Provincia di Siena – come tiene a sottolineare l’assessore alla cultura Marco Saletti – ha aderito e sostenuto l’iniziativa, grazie anche alla fattiva collaborazione dell’Arciconfraternita di Misericordia, poiché, al di là del suo valore artistico-culturale, intende recuperare il valore della memoria verso i morti, ovvero nei confronti di coloro che ci hanno preceduto nella comune esperienza umana contribuendo ad arricchirla con le proprie storie, sentimenti, dolori, scoperte, speranze”. Ecco, dunque, il significato di questo evento che trova la sua fonte ispiratrice nell’antologia di Lee Masters, un libro ormai conosciuto in tutto il mondo e che non cessa di sedurre, commuovere e di trovare sempre nuovi lettori.
Spoon River Anthology è una raccolta di poesie che il poeta americano Edgar Lee Masters scrisse tra il 1914 e il 1915 pubblicandole sul Mirror di St. Louis. Vennero poi riunite in volume nel 1915 e un’edizione accresciuta fu edita l’anno successivo. Ciascun testo, in forma di epitaffio, racconta la vita di una delle persone sepolte nel cimitero di un piccolo paese della provincia americana. In verità l’autore si ispirò a personaggi (taluni erano ancora sempre vivi e non gradirono troppo la pubblicizzazione delle loro vicende private) realmente esistiti nei paesini di Lewistown e Petersburg, vicino a Springfield nell'Illinois. La prima edizione italiana dell’Antologia porta la data del 9 marzo 1943. Fu tradotta per Giulio Einaudi editore da Fernanda Pivano che – come si legge nella odierna prefazione – era stata folgorata da quel libro fin da ragazzina. “L'aprii proprio alla metà – racconta – e trovai una poesia che finiva così: "mentre la baciavo con l'anima sulle labbra, l'anima d'improvviso mi fuggì". Chissà perché questi versi mi mozzarono il fiato: è così difficile spiegare le reazioni degli adolescenti. Non c’è dubbio che per un'adolescenza come la mia, infastidita dalla roboanza dell'epicità a tutti i costi in voga nel nostro anteguerra, la semplicità scarna dei versi di Masters e il loro contenuto dimesso, rivolto ai piccoli fatti quotidiani privi di eroismi e impastati soprattutto di tragedia, erano una grossa esperienza […]”.
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