Il primo matto che quasi tutti noi abbiamo incontrato tra le pagine di un libro è stato quell’Orlando non a caso definito furioso. Lui impazzisce per amore quando gli appare evidente che la “sua” Angelica non era per niente sua ma di Medoro. Esce dunque di senno, vaga seminudo nel bosco pronunciando parole prive di senso, usa uomini come bastoni per colpirne altri, distrugge tutto ciò che trova sul suo cammino. Il poema ariostesco fu ritenuto per molto tempo opera d’evasione finché Hagel non fece notare che vi era contenuta, invece, una sottile critica ai valori della cavalleria e quindi la consapevole analisi che un’epoca era finita. Così il furioso (e per noi divertente) Orlando, fornisce a suo modo una lettura della realtà e introduce l’idea che il comportamento dei matti possa anche rappresentare un giudizio, interrogare su quale sia la visione “giusta” del mondo.
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