Per approfondire la biografia intellettuale di Italo Calvino è illuminante la lettura del suo corposo epistolario raccolto nel volume dei Meridiani Mondadori “Lettere (1940-1985)” e pubblicato nel 2000 a cura di Luca Baranelli. Attraverso quelle lettere, infatti, è possibile ricostruire il percorso formativo di Calvino in termini politici, morali e culturali; nonché trovare conferme sulla statura intellettuale e stilistica dello scrittore.Il curatore Luca Baranelli – nato a Siena dove è tornato a vivere dopo la sua lunga attività di consulente editoriale presso l’editore Einaudi – è coautore, insieme ad Ernesto Ferrero, anche del libro “Album Calvino” (Mondadori, 1995). Una biografia (arricchita da rare immagini fotografiche) prevalentemente ricavata dagli scritti dello stesso Calvino e da significative testimonianze su di lui.
Tratto da quelle pagine, pubblichiamo lo stralcio, che include una toccante testimonianza di Natalia Ginzburg, in cui si raccontano gli ultimi giorni di vita dello scrittore.
Il gran lavoro dell’estate è la preparazione del ciclo di sei conferenze che avrebbe dovuto tenere in autunno per le “Norton Lectures” dell’Università Harvard: lezioni prestigiose che negli anni precedenti erano state tenute da personaggi come Eliot, Stravinskij, Borges, Paz e per la prima volta venivano assegnate ad uno scrittore italiano. Un impegno faticoso, che assorbe tutte le energie di Calvino, costretto a distillare e a condensare nei suoi six memos for the next millennium (che sarebbero poi apparsi postumi col titolo Lezioni americane) le letture e le riflessioni di un’intera vita.Nel primo pomeriggio del 6 settembre, nella villa di Roccamare, Italo è colpito da un ictus. Viene trasportato d’urgenza prima all’Ospedale di Grosseto, che si rivela impari alla gravità della situazione, poi all’ospedale Santa Maria della Scala di Siena, dove viene sottoposto a un’operazione chirurgica. Quando già il quadro clinico sembra evolversi positivamente, un’emorragia cerebrale lo spegne nella notte tra il 18 e il 19 settembre. Viene sepolto nel solatio cimitero di Castiglione della Pescaia, sotto una siepe di rincospermo, e una semplice lastra tombale.
Ricorderà Natalia Ginzburg: “L’ultima volta che ho visto Calvino vivo, è stato in una stanza dell’ospedale di Siena, il giorno dopo che l’avevano operato alla testa. Aveva la testa fasciata, le braccia nude fuori dal lenzuolo, abbronzate e forti, ed era assopito. Il suo viso era pieno e calmo, il respiro tranquillo e sano. Non aveva, nel viso, segni di sofferenza. Ho pensato che presto sarebbe guarito, si sarebbe alzato da quel letto. Aveva guardato i tubi delle sue fleboclisi, e aveva detto: ‘Sono un lampadario’. Era entrata la figlia e gli aveva chiesto: ‘Chi sono io?’. Aveva detto: ‘Una tartaruga’. Uno dei medici gli aveva fatto qualche domanda e poi gli aveva chiesto: ‘Chi sono io?’. Aveva detto: ‘Un commissario di polizia’. Per coloro che gli volevano bene, quelle frasi erano un dono prezioso, il segno che era sempre lui, che niente era cambiato nella sua persona, che nella sua mente ruotavano ancora delle tartarughe, dei lampadari, dei commissari di polizia”.
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