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“Gabbie”, detenuti scrittori a Montecitorio. Il progetto di Mds editore presentato a Orlando

Pisa

09/03/2017

Sarà presentato lunedì 13 marzo, davanti al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, alla Camera dei deputati (sala Aldo Moro, ore 15.30), il libro "Gabbie", scritto dai detenuti del carcere Don Bosco di Pisa insieme a giornalisti, scrittori, filosofi e imprenditori. Un importante appuntamento per la casa editrice pisana Mds che ha creduto da subito al progetto nato dopo un un corso di scrittura, ideato e sostenuto dall’editore con la giornalista Antonia Casini e i curatori Michele Bulzomì, e Giovanni Vannozzi, che tuttora prosegue all’interno della casa circondariale, grazie alla fattiva collaborazione con il direttore Fabio Prestopino e l’area educativa. Grazie all’impegno dell’Onorevole Paolo Fontanelli, questore della camera che ha sostenuto il corso di scrittura fin dalla prima edizione, "Gabbie" esce dai confini di Pisa e del carcere in cui è nato per approdare a Montecitorio e iniziare il tour che lo porterà al Salone del libro di Torino, a Pistoia, a Volterra. Il percorso che ha portato a questo riconoscimento è stato sostenuto e patrocinato dal consiglio dell’ordine degli avvocati di Pisa e dalla Camera Penale di Pisa.

Il progetto - Fra i motivi d'interesse di questo progetto uno si riferisce alla scrittura stessa che, come sostiene Alfonso Maurizio Iacono, professore ordinario di storia della filosofia all’università di Pisa ed autore egli stesso, – “è la risultante fra vincolo e libertà, vincolo istituito dalle regole grammaticali che non possono essere eluse, e la libertà di combinare in maniera infinita un numero finito di parole” ­- “la scrittura induce una ricerca di ordine e di rigore e permette di guardare alla propria vita e dentro di se allo stesso modo”. Il titolo del libro viene dal tema che è stato proposto: la gabbia non è solo una struttura coercitiva che limita la libertà e il movimento; è anche un “carcere d’invenzione”, struttura mentale, onirica, una paura, un pregiudizio, è tutto ciò che limita e condiziona la libera espressione della persona e questa condizione umana è comune a chi è recluso come a chi sta fuori.

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