È l'ottobre 1952, la terza volta di Louis Armstrong in Italia, e il jazzista americano è accolto trionfalmente. Quattro le tappe ufficiali del tour: a Milano, Torino, Prato e Genova si registra il tutto esaurito. Tutti i giornali parlano del concerto al Metastasio, mentre la stampa tace su una registrazione che Satchmo avrebbe eseguito con la sua band a Radio Firenze. Di quest'ultima, così come di altre apparizioni di Armstrong in quei giorni, ci resta pochissimo: qualche foto, e i ricordi della gente. Venne davvero a Firenze? Quanti concerti fece? Un piccolo enigma che va a sommarsi alle storie, le leggende, gli aneddoti più curiosi di un'epoca della storia fiorentina segnata da radio, concerti, balli e orchestre. Il libro Firenze Radio Swing (Mauro Pagliai Editore), di Fosco D'Amelio e Rosaria Parretti, autori del programma musicale Il Dottor Djembè in onda su Radio3, racconta un periodo, quello che va dal 1944 al 1952, in cui il capoluogo toscano è stato una delle capitali italiane del jazz e culla di un'emblematica esperienza radiofonica.
Il libro - Attraverso la storia di Otello Fantoni, barbiere e jazzista, gli autori ricostruiscono i luoghi, i personaggi e soprattutto il clima di un mondo oggi dimenticato, dove la gente si riuniva per ascoltare Radio Firenze e la sera affollava le sale da ballo, dove i musicisti improvvisavano nelle jam sessions e dove si discuteva di jazz straight e hot. "Pensare oggi che la vita notturna fiorentina, dal dopoguerra fino a metà degli anni Cinquanta, fosse simile a quella di New York può lasciare quanto meno perplessi", scrive il musicista Alessandro Di Puccio nell'introduzione, "ma in realtà era proprio così. O almeno, nei ricordi che ho dei racconti di mio padre era così. Certo a New York c'erano il Savoy, il Palladium, i teatri di Broadway, mentre a Firenze c'era il Poggetto, il Pozzo di Beatrice, il Dopolavoro dei Commercianti o dei Ferrovieri. Qualunque fosse il nome, l'entusiasmo era lo stesso". Un libro, arricchito da una nota del sindaco di Firenze Matteo Renzi, godibile come un romanzo e fedele come un reportage, anche grazie al prezioso repertorio iconografico di immagini d'epoca e ritagli di quotidiani storici.
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