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Femminile Plurale. Dialogo tra Vladimir Luxuria e Natascia Maesi al Santa Chiara Lab

Siena

13/03/2024

Esattamente 50 anni fa, Carla Lonzi scriveva in "Sputiamo su Hegel" che il destino imprevisto del mondo sta nel ricominciare il cammino per percorrerlo con la donna come soggetto. Quando hanno fatto irruzione nella Storia, scritta e dominata dagli uomini le donne erano il soggetto imprevisto, ovvero non previsto. Oggi dopo mezzo secolo di lotte femministe, cosa vuol dire essere donna e come si declina l’esserlo in relazione all’emergere di nuove soggettività? Quanti modi di essere donna esistono? E hanno tutti la stessa cittadinanza e agibilità nello spazio pubblico e politico? Di questo e di tanto altro si parlerà venerdì 15 marzo alle 18.30 a Siena presso l’Auditorium del Santa Chiara Lab (Via Val di Montone, 1) durante l’evento Femminile plurale organizzato da Arcigay e Arcigay Siena - Movimento Pansessuale in collaborazione con Santa Chiara Lab, Non Una di Meno Siena, Atelier Vantaggio Donna e Corte dei Miracoli nell’ambito del calendario di iniziative per l’8 marzo promosso dalla Provincia di Siena. Ospite d’eccezione Vladimir Luxuria attivista, scrittrice, opinionista, in dialogo con Natascia Maesi, presidente nazionale di Arcigay. 

Come ha scritto la filosofa Giorgia Serughetti, il concetto di donna in questo particolare momento storico, è più che mai una questione aperta. Una questione controversa che può essere riassunta nel tema sollevato da Judith Butler a proposito del “posto” delle donne trans nel movimento e la loro possibilità di definirsi, appunto, donne. Al centro del conflitto, c’è la definizione di “genere” e soprattutto di “identità di genere”. Da una parte c’è il transfemminismo che mette in discussione il binarismo sessuale e di genere, intrecciando le lotte femministe e quelle queer, dall’altra la parte del movimento femminista che si definisce “gender critical” secondo cui la categoria “donna” è attribuibile solo ed esclusivamente alle persone assegnate femmine alla nascita. In che modo, dunque, il concetto di “donna” si è evoluto sotto la spinta della rivoluzione transfemminista? Possiamo immaginare un mondo trans-genere, ovvero oltre i generi imposti dalla società e dalla cultura eterocispatriarcale. Oppure, le categorie di genere hanno ancora un senso, ma è possibile declinarle al plurale piuttosto che al singolare?

 

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