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Cuori in viaggio. I sentimenti usano i mezzi pubblici

11/01/2010

Tra le nostre letture giovanili non sarà certo mancato Carlo Cassola. Scrittore poco amato dalla critica che su di lui pronunciò giudizi piuttosto caustici, arrivando a definirlo (come fece Giorgio Bassani) una sorta di “Liala”: narratore, quindi, per parrucchiere e casalinghe piccolo borghesi. Fu detto romanziere la cui poetica risulta chiusa, minimale e volutamente a-storica, poiché anche laddove le vicende narrate si intreccino con le vicende collettive (è il caso de La ragazza di Bube) a prevalere sono sempre i destini individuali, l’elegia, la memoria. Non a caso Manlio Cancogni coniò per l’amico Cassola l’espressione “poetica del subliminare”.

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