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Un crogiolo di idee per testi e autori di qualità dove la qualità di uno scritto, appunto, ritorna ad essere un obiettivo primario da raggiungere e preservare. La sua ideatrice, Manuela La Ferla, definisce così La casa dell’autore: non un’agenzia letteraria e non una casa editrice, bensì una nuova realtà che offre agli autori la possibilità di lavorare one to one sui loro testi con un editor dedicato. Con le nuove possibilità offerte dal digitale il mondo editoriale è radicalmente cambiato e, proprio per questo, risulta sempre più indispensabile il filtro di un editor che sappia dapprima riconoscere l’Autore e sia poi in grado di aiutarlo a lavorare sul proprio testo. L’editing, tuttavia, arte rara e difficile, viene a volte praticata con eccessiva leggerezza mentre, di contro, molti scritti vengono pubblicati senza alcuna mediazione editoriale. Abbiamo chiesto a Manuela La Ferla di aiutarci a fare il punto sul mondo dell’editoria e di spiegarci meglio in cosa consiste la sua “creazione” aperta al nuovo ma forte di una lunga esperienza.
Come è nata l’idea della Casa dell’autore e a chi è rivolta?
"La Casa dell'autore nasce dalla mia ventennale esperienza di Editor in Italia. Mi sono resa conto, infatti, che gli autori sono sempre più lasciati soli al momento del confronto con il proprio testo o di riflessione sulle proprie idee. Così ho pensato a una nuova filosofia di lavoro che rimettesse il libro al centro. Può sembrare una banalità, ma in realtà a star dentro la produzione editoriale, non rimane poi molto tempo per dedicarsi a quello che secondo me rimane primario: la scrittura e il talento degli autori. Ho pertanto immaginato di poter lavorare fuori dai ritmi accelerati di produzione, in uno spazio dove storie da raccontare e idee da sviluppare possano circolare liberamente in un clima piacevole e accogliente”.
Come vede oggi i ruoli dell’editore, dell’autore e del lettore? E in che modo agiscono e/o subiscono un testo?
“L'editore - tranne eccezioni riscontrate soprattutto nelle case editrici medie e di cultura - deve sempre più far fronte a molti aspetti inerenti la filiera del libro. La maggior parte degli editori teme il digitale come un nemico, mentre secondo me le rivoluzioni vanno accettate e casomai cavalcate. Il lettore lo vedo invece spaesato: escono libri, libri, libri, e non ci sono più i veri librai che consigliano; la critica letteraria è sparita e le piattaforme on line non hanno criteri interni che aiutino a trovare quello che si cerca.L'autore, dal canto suo, è Autore e basta”.
Che importanza ha l’editor nel processo che porta alla pubblicazione di un libro?
“Dal mio punto di vista è fondamentale. Grazia Cherchi, che è stata la prima di noi tutti, diceva che non esistono testi che non abbiano bisogno di cure e attenzione. La penso allo stesso modo, ma il vero lavoro, a me pare, inizia molto prima, nella fase iniziale, in cui a volte bisogna «tirar fuori» il testo all'autore”.
Cosa ne pensa del fenomeno sempre più in voga del self publishing?
“Osservo, non penso. Non ho elementi per dare giudizi, ma l'auto pubblicazione mi sembra un controsenso poiché sono fermamente convinta che uno sguardo esterno che aiuti l'autore a guardare da solo ai propri testi, sia fondamentale e imprescindibile. Ciò detto, vedremo… a volte per chi scrive questo è anche l'unico modo di arrivare ai propri lettori ed è una cosa comprensibile”.
Pensa che il bisogno comunicativo dell’uomo oggi possa essere appagato dai social network?
“Penso che chi scrive abbia bisogno esattamente dell'opposto: di silenzio e concentrazione per cominciare. Però non so come il tutto evolverà. A me pare comunque che più sembra di essere in contatto con tutti e più in realtà si è soli. Questo bisogno compulsivo e un po' nevrotico di far sapere tutto a tutti mi lascia perplessa. Ma questo è naturalmente solo il mio punto di vista”.
Che consiglio si sente di dare a chi decide di cimentarsi in un’“avventura letteraria”?
“Di leggere tanto e di tutto, prima di avventurarsi. Non c'è vero scrittore senza un vero lettore dietro”
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