Si fa un gran parlare di lentezza, perché improvvisamente ci siamo accorti che per arrivare puntuali agli appuntamenti con se stessi e con la vita è del tutto sconsigliabile correre. Ne va di mezzo la nostra incolumità, uno sconveniente afrore di sudaticcio, la dignità di chi non vuole mostrarsi schiavo del tempo ma artefice del “suo” tempo. E c’è molto di più. Siamo infatti giunti alla conclusione che la lentezza costituisca un atteggiamento etico da opporre alla rapidità che, invece, “consuma” il mondo, ne accelera la fine. Qualsiasi frenesia menoma la percezione delle cose, sottrae risorse, atrofizza sensibilità e sentimenti, rende illeggibile la realtà.
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