Il personaggio della Befana discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, a queste origini si sono aggiunti elementi folcloristici e religiosi legati al cristianesimo.
La Befana nasce, probabilmente, come figura legata a tradizioni agrarie di inizio d’anno. Ecco, dunque, il suo aspetto di vecchia a simbolo di un anno ormai trascorso, quindi da bruciare a vantaggio di un nuovo tempo che, invece, deve cominciare. Da qui la tradizione di segare e bruciare, all’inizio dell’anno, fantocci di “Vecchia” con indosso abiti consunti. Un esorcismo, peraltro, contro certe privazioni di fondamentale importanza come quella dal cibo. E non a caso nei riti propiziatori delle “befanate” si effettuano anche questue alimentari, accompagnate da canti e recite che, di casa in casa, intendono scacciare le avversità terribili della natura.
Anche in diversi paesi dell’Amiata senese e grossetana (Abbadia, Piancastagnaio, Saragiolo, Bagnore, Bagnolo, Marroneto) prosegue la tradizione della Befanata. Così tra la notte del 5 e 6 gennaio, mal vestiti “befanotti” si aggirano per le strade intonando canti di questua tramandati da padri e nonni. Alcuni portano un bastone, cappello, pipa e barba bianca. Altri, con visi sporchi di fuliggine, impersonano spazzacamini che accompagnano, giustappunto, la Befana. Talvolta si inscena una sorta di commedia che vede protagonisti il befano e la befana; quest’ultima scacciata a bastonate poiché simbolo della vecchia stagione destinata a morire. Interviene il dottore che dopo aver visitata la befana chiede per lei ai padroni di casa qualcosa da mangiare. Ricevute le offerte si intona un canto di ringraziamento e si prosegue.
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